La scienza è suprema e guai fare delle domande. Il progresso è nella super tecnologia e guai a chi osa contrastarlo. Covid o non Covid, come era prevedibile, i cambiamenti disegnati per l’avvento di una “nuova umanità” stanno prendendo piede.
La notizia è freschissima: sviluppato il primo dispositivo senza fili e senza batterie che permette di ‘telecomandare’ il cervello: impiantato nei topi, ha permesso di stimolare con impulsi di luce i neuroni che controllano le interazioni sociali, spingendo gli animali a diventare amici o nemici su comando. Il risultato è pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience dai ricercatori della Northwestern University, negli Stati Uniti.
Lo studio rappresenta un importante passo avanti nel campo dell’optogenetica, la tecnica che permette di usare gli impulsi luminosi emessi da fibre ottiche per controllare l’attività di neuroni, opportunamente modificati dal punto di vista genetico per risultare sensibili alla luce. “Con le tecnologie finora disponibili eravamo incapaci di osservare le interazioni sociali tra più animali in un ambiente complesso perché erano vincolati ai fili”, spiega la neurobiologa Yevgenia Kozorovitskiy.
“Le fibre si sarebbero potute rompere oppure gli animali avrebbero finito per aggrovigliarsi”. Per superare questo problema, i ricercatori guidati da John A. Rogers hanno sviluppato un dispositivo miniaturizzato e senza fili che può essere impiantato sulla superficie esterna del cranio, sotto la cute: spesso appena mezzo millimetro, è connesso a una sonda filamentosa flessibile, con un Led sulla punta, che viene inserita nel cervello per stimolare i neuroni con la luce.
Il dispositivo viene telecomandato sfruttando lo stesso protocollo di comunicazione in prossimità (NFC) usato dagli smartphone per i pagamenti elettronici, mentre un’antenna esterna fornisce l’energia, eliminando il bisogno della batteria.
“E’ la prima volta che otteniamo device impiantabili per l’optogenetica che sono senza fili e senza batterie, con un controllo digitale indipendente su più dispositivi contemporaneamente”, precisa Rogers. “Studiare le interazioni sociali in gruppi complessi è una delle frontiere più importanti e affascinanti delle neuroscienze. Ora abbiamo la tecnologia per indagare come si formano e si rompono i legami tra individui e come queste interazioni determinano le gerarchie sociali”.
Riconoscimenti facciali, passaporti digitali, molteplici app anche per sapere dove ed a che ora andiamo al bagno. Ma vogliamo porci e porre delle domande? Ma cosa vogliono davvero fare? Si parla di tecnologie per osservare le interazioni sociali, un dispositivo senza fili e senza batterie che permette di ‘telecomandare’ il cervello. Quello che sembrava un film di fantascienza si sta trasformando sotto i nostri occhi in realtà, con il nostro consenso.
Nel nome della democrazia ci stanno traghettando verso una delle forme più totalitarie della storia. Del resto il nostro discusso Ministro Colao nelle sue dichiarazioni ha più volte esaltato l’uso del 5G. “Accelerare lo sviluppo delle reti 5G che consentiranno alte velocità e ridotte latenze, rendendo possibili nelle aree coperte servizi ubiqui e istantanei per imprese e famiglie. Una completa copertura 5G richiederà un numero molto più elevato di stazioni radio di quello attualmente in uso per 3/4G”.
Lo stesso Colao (una sua dichiarazione, che circola su Youtube): “Si può applicare ai sistemi medici per ottenere in tempo reale le condizioni di una persona. Si potrà iniettare per rilasciare una sostanza medica necessaria. Si applicherà alla sicurezza e ci sarà un badge per il riconoscimento facciale“. Ma mentre si parla di 5G, stanno tranquillamente lavorando per il 6G. Pertanto, le applicazioni che il 6G sembra poter realizzare sono numerose.
Le macchine dotate di telecamere alimentate da 6G sarebbero in grado di elaborare dati con risoluzioni, angoli e velocità inimmaginabili, tali da potere conoscere la posizione esatta di un oggetto terrestre, marino o aereo e controllarlo a distanza. Potenza di calcolo ridotta grazie al miglior uso delle risorse di intelligenza artificiale; ciò consentirebbe di gestire in tempo reale la moltitudine di dati e informazioni esponenziali necessarie per il processo decisionale.
La realtà virtuale aumentata permetterebbe di visualizzare ologrammi volumetrici a grandezza reale, in possibile interazione con l’originale fisico: tutto potrebbe essere riprodotto digitalmente e a grandezza reale; ma si potrebbe anche esplorare e monitorare la realtà in un mondo virtuale, senza vincoli di tempo o spazio. Potrebbe essere usato nello spazio, unificherà le modalità di trasmissione tra i satelliti e le reti terrestri e coprirà anche gli oceani.
Insomma nell’era del 6G, vedremo applicazioni che non solo connetteranno gli esseri umani alle macchine, ma anche gli esseri umani al mondo digitale. All’Università di Oulu in Finlandia, 608 chilometri a nord di Helsinki, qualche mese fa hanno lanciato la prima alleanza per le reti di sesta generazione.
“Certo, ci stiamo già lavorando – spiegarono gli addetti ai lavori -. Non sappiamo ancora cosa permetteranno con esattezza, ma è altamente probabile che la latenza sarà pari a zero e questo vorrà dire avere tutta la potenza di calcolo del cloud e i suoi immensi archivi letteralmente in tasca. Immagini cosa significa poter accedere non ad un solo servizio gestito da un’intelligenza artificiale ma avere la più potente delle Ai che monitora secondo dopo secondo quel che facciamo consigliandoci e guidandoci”.
Il 2030 quindi in Finlandia lo immaginano la fusione definitiva del digitale con il mondo fisico, con una serie di interfacce che appaiono all’occorrenza come ologrammi per scegliere cosa ci serve sul momento. Niente più smartphone, piuttosto una sorta di ombra digitale che ci segue ovunque e che raccoglie tutti i nostri dati interagendo con quel che ci circonda. Se avete visto Ghost in The Shell di Masamune Shirow o letto Luce Virtuale di William Gibson potete farvene un’idea.
Si tratterà di una rete che aggiunge un nuovo piano alla realtà, trasformando in dati il respiro del mondo misurato ad ogni attimo, poco importa che sia la produzione industriale di una fabbrica, la viabilità di una metropoli, la vita in un edificio smart, i bioritmi delle persone. Nessuna persona intelligente è contro la scienza. Nessuno può contrastare le ricerche e gli studi, che hanno portato alla scoperta di molte cose importanti. Ma la scienza, la tecnologia devono rimanere a servizio dell’uomo, altrimenti si prende una strada pericolosa e difficile.
L’uomo deve rimanere al centro, con le sue libertà. Lentamente ci hanno addormentato ed addomesticato, incapaci di dar vita ad una forma sana e civile di ribellione. Rimaniamo consapevoli della nostra vita, della nostra esistenza, rimaniamo umani.