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Il Biologico trascina le vendite +79% rispetto ad un anno fa

| 28 Aprile 2021 | SALUTE

Ci sono anche le belle notizie. Spesso non vengono raccontate perché non hanno tanti “like”. Un dato è certo, sempre di più una buona fetta della popolazione sceglie il mangiar sano e biologico. L’e-commerce, con un +79% rispetto a un anno fa (+150% in tutto il 2020), e i discount al +10,5% (dati Nielsen) trascinano le vendite del biologico in Italia: il comparto dell’agroalimentare, seppur con un rallentamento, registra una crescita a valore tendenziale dello 0,9% nel primo trimestre 2021 consolidando l’incremento dei consumi di un anno fa quando ebbe punte del +20% a marzo-aprile).

Lo rileva Assobio, associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali, aggiungendo che “il taglio dell’Iva sull’ortofrutta bio e il credito d’imposta sui costi di certificazione sarebbero una marcia in più per il settore” ed esortando “ad investire su istruzione e ricerca” Con un -10,2% si registra inoltre un calo delle vendite nel canale di Libero Servizio (100-399 mq). Mentre il trend nel canale Iper+Super fa segnare un -1,4%.

Per Assobio restano le contraddizioni strutturali del mercato: l’Italia vanta una delle maggiori quote nazionali di superficie agricola utilizzata a biologico in Europa – segue la nota – , con un 15,8%, ma la spesa pro capite (pre-Covid) è di 60 euro all’anno, contro i 144 in Germania, 174 in Francia, 338 in Svizzera e 344 in Danimarca (dati Fibl & Ifoam, 2021). Questo – spiega l’associazione – , nonostante il nostro sia il primo paese in Europa e secondo al mondo nell’esportazione di prodotti bio, con oltre 2,6 miliardi di euro, circa il 6% di tutto l’export agroalimentare nazionale. “I dati dimostrano che il biologico non è una nicchia e il potenziale per un aumento dei consumi interni c’è – afferma Roberto Zanoni, presidente di Assobio -. Va comunicato il suo valore reale”.

Doveroso ricordare un recentissimo rapporto di Legambiente realizzato in collaborazione con Alce Nero, che pone delle importanti domande: quasi la metà dei campioni dei prodotti analizzati contiene residui di pesticidi e nella frutta si arriva a oltre il 70%. Secondo il rapporto infatti è regolare e privo di residui di pesticidi solo il 52% dei campioni analizzati; un risultato non positivo e che lascia spazio a molti timori sulla presenza di prodotti fitosanitari negli alimenti e nell’ambiente.

Dall’analisi dei dati negativi, si evince che i campioni fuorilegge non superano l’1,2% del totale ma che il 46,8% di campioni regolari presentano uno o più residui di pesticidi. Il picco nella frutta viene raggiunto dall’89,2% per l’uva da tavola; segue l’85,9% per le pere e l’83,5% per le pesche; mentre tra i campioni esteri, una bacca di goji contiene ben 10 residui e il tè verde 7 residui provenienti dalla Cina. Il documento mette in evidenza che “i pesticidi più diffusi negli alimenti in Italia sono Boscalid, Dimethomorph, Fludioxonil, Acetamiprid, Pyraclostrobin, Tebuconazole, Azoxystrobin, Metalaxyl, Methoxyfenozide, Chlorpyrifos, Imidacloprid, Pirimiphos-methyl e Metrafenone”.

L’aumento della domanda di prodotti biologici passa sicuramente attraverso la percezione che i consumatori hanno della sostenibilità ambientale ad essi associata. Le preferenze alimentari dei consumatori, infatti, oggi sono sempre più orientate verso prodotti considerati “verdi”, possibilmente comprovati anche dalla presenza di marchi di certificazione che ne sanciscano la maggiore salubrità e i maggiori benefici sull’ambiente.

Il termine “agricoltura biologica” indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi). Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo. L’agricoltura biologica è l’unica forma di agricoltura controllata in base a leggi europee e nazionali. Non ci si basa, quindi, su autodichiarazioni del produttore ma su un Sistema di Controllo uniforme in tutta l’Unione Europea.

L’azienda che vuole avviare la produzione biologica notifica la sua intenzione alla Regione e ad uno degli Organismi di controllo autorizzati. L’Organismo procede alla prima ispezione con propri tecnici specializzati che esaminano l’azienda e prendono visione dei diversi appezzamenti, controllandone la rispondenza con i diversi documenti catastali, dei magazzini, delle stalle e di ogni altra struttura aziendale. Se dall’ispezione emerge il rispetto della normativa, l’azienda viene ammessa nel sistema di controllo, e avvia la conversione, un periodo di disintossicazione del terreno che, a seconda dell’uso precedente di prodotti chimici e delle coltivazioni può durare due o più anni.

L’Organismo provvede a più ispezioni l’anno, anche a sorpresa, e preleva campioni da sottoporre ad analisi. Le aziende agricole che producono con il metodo biologico devono poi documentare ogni passaggio su appositi registri predisposti dal Ministero, ciò assicura la totale tracciabilità. Solo concluso questo periodo di conversione, il prodotto può essere commercializzato come da agricoltura biologica.

TAG: biologico, mangiare sano, spesa
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