
Il predatore di anime ultimo libro di Vito Franchini, pubblicato da pochi mesi si conferma come un thriller psicologico avvincente, ispirato a “fatti di cronaca reali”, confusi in sprazzi di fantasia.
L’autore, che dopo alcuni “romanzi storico-avventurosi ambientati in Africa”, come: Tigre d’Africa, Shasmahal…, Savanna…, L’odore degli schiavi, si cimenta in un genere nuovo, influenzato dai diffusi femminicidi e stalking e dal suo interesse verso gli istinti primordiali della natura umana. Una lettura incalzante tra tensione e colpi di scena, per gli amanti del mistero, ma anche per chi cerca risposte e magari non volendo si riconosce nella parte sbagliata del Male.
Lo scrittore Capitano dei Carabinieri, nato in Iran nel 1977, si sposta giovanissimo nel Mantovano e dopo aver indagato per anni sulle attività criminali tra storie e fascicoli, forse anche per deformazione professionale, continua la sua ricerca, ma scrutando gli abissi e le ombre dell’anima.
E’ probabile che nelle sue ispirazioni abbiano influito anche le vicende personali, come la scomparsa misteriosa del padre nel deserto in Algeria (1994), mentre lavora ai giacimenti di metano. Gli unici indizi su una probabile scena del delitto sono una jeep, qualche macchia di sangue e tante ipotesi lasciate in sospeso. Le sue domande irrisolte forse, lo portano verso altri enigmi, storie tremendamente vere, nel tentativo irrequieto di sciogliere anche quelli del suo doloroso passato.
Comunque, oltre l’amore per la scrittura, la fotografia e le oscurità sulla natura dell’uomo, il Capitano nutre una viscerale passione per The Beatles, che lo porta a omaggiarli con una pubblicazione Beatlesupremacy. Il libro aggiunge nuovi contributi e cerca di “far chiarezza sui principali cliché” del gruppo musicale inglese.
Franchini, in uno stile Noir crea la sua opera definita anche “un saggio di antropologia” e con una scrittura chiara e scorrevole, cattura l’attenzione del lettore con dubbi, confessioni e tanta suspense. La trama ruota intorno alla figura del Commissario Sabrina di fronte a un “caso omicidio-suicidio” e un sospettato e ambiguo operatore Shiatsu Nardo Baggio. Le vicende che si susseguono nella normalità di Roma, rivelano alla giovane Sabrina il vero ruolo di Biaggio, che aiuta le vittime infrangendo la legge per dar loro giustizia, proprio come un “Giustiziere della notte”.
Per quanto discutibile, la stessa Sabrina rimossa poi dal suo incarico e ritrovandosi a sua volta perseguitata, forse da un PM, ex amante, si affida all’uomo, che “basandosi su studi antropologici, domina la mente di vittime e carnefici”. E che riesce ad avere più risultati di quanto un poliziotto possa raggiungere seguendo la legge. Sabrina però resta in bilico verso l’equivoco uomo, sedotta e combattuta tra le tante differenze che li separano, si chiede comunque se sia “giusto fidarsi”. Catturata dal magnetismo di Nardo, colto e pieno di sorprese, la giovane si lascia portare dalle emozioni e si assiste alla sua “trasformazione”, a un’analisi introspettiva sulla vera natura dell’essere.
Ma cosa si nasconde nella mente macchinosa, di chi riesce a pensare al pari di uno spietato molestatore come Baggio? Sono troppo simili per essere diversi o sono le facce della stessa medaglia? Vittime e carnefici convivono abilmente, intrisi e indivisibili? Probabilmente sì! Ma resta un dilemma per Sabrina che tra i tanti interrogativi deve scegliere “da che parte schierarsi”.
Il romanzo travolgente e inquietante, attraverso una storia tenta di dare delle risposte sull’uomo e la rivelazione del male che alberga assopito, o in forme crude e violente. Fino a diventare dei predatori di anime, subdoli e spietati assassini di vittime dimenticate e senza riscatto. Anime perse e svanite come la speranza di sottrarsi ai loro carnefici e che non hanno più voce e neanche più un nome. Un finale imprevisto, scuote il lettore, catturato da inseguimenti, introspezioni e tensioni. Difficile annoiarsi e tantomeno distrarsi, si resta vigili diventando parte della storia, confusi in mezzo a loro o forse uno di loro.
E magari non è un caso l’uso del passato, per raccontare una violenza che c’è sempre stata e che accompagna l’uomo a volte restando qualche passo indietro e altre con ferocia in avanti, dominando, come un freddo rapace che punta la preda. E che a differenza di ieri non si “accontentano solo del corpo, ma vogliono l’anima” per manipolare e annientare.
Gli impulsi umani, le “bassezze”, come ricorda l’autore superano di gran lunga la fantasia e spesso sono più cruenti. “Ne ha le prove!”. E aggiunge: “Non mi abbandono agli allarmismi e non infondo false speranze, perché so che nessuna legge potrà mai annullare del tutto l’orrore dalle cronache”.
E nel leggerlo, immersi in una storia senza tempo, antica e sempre attuale, nessuno ne dubita, ma trova tra i pensieri di Vito e nelle conferme un Brivido. Primati, scimmie, quello che eravamo e che evoluti nella brutalità ancora siamo.