Con il termine “postimpressionismo” non viene definita precisa corrente artistica, ma si indicano le diverse reazioni allo stile impressionista che si svilupparono in Francia, e non solo, negli ultimi vent’anni dell’Ottocento.
L’unica caratteristica che accomuna gli artisti genericamente chiamati postimpressionisti è l’adesione a un’arte antinaturalistica, che non si ferma alla descrizione superficiale delle forme: si verificò quindi una netta rottura con il naturalismo impressionista.
L’espressione entrò in uso nel 1910 quando comparve nel titolo della mostra “Manet and the Post-Impressionists”, allestita a Londra dal critico Roger Fry, che individua i podromi della crisi del naturalismo ottocentesco nell’opera di Manet.
Secondo Fry gli artisti che si contrapposero più radicalmente all’impressionismo e incarnarono lo spirito del postimpressionismo furono Cézanne, Van Goghe Gauguin, ma alla mostra figuravano anche opere di Seurat, di pittori simbolisti e di esponenti del gruppo dei Nabis.
Dagli anni Ottanta in poi creò opere che portarono al superamento dell’Impressionismo e che fecero di lui il precursore del cubismo, ma Paul Cézanne di soli sette anni più giovane di Manet e addirittura di un anno più vecchio di Monet, iniziò a dipingere già negli anni Sessanta.
Nel 1862 lasciò il posto di impiegato nella banca del padre e partì da Aix-en-Provence, la sua città natale, per trasferirsi a Parigi dove conobbe Delcroix, Courbet e Pisarro. Nel 1863 ammirò le opere di Manet al Salon des Refusés e dall’anno successivo tentò senza successo di far accettare un suo quadro al Salon.
Negli anni Settanta frequentò gli impressionisti e partecipò ripetutamente alle loro mostre, ma già da quel momento è evidente come i suoi interessi andassero di ben altra direzione rispetto alle ricerche di Monet e compagni: alla mostra del 1874 oltre alla precedentemente citata opera Una moderna Olympia, presentò la casa dell’impiccato, in cui si inizia a notare una solida costruzione dello spazio e la tendenza alla monocromia, caratteristiche che male si accostano ai tocchi di colore liberi e vibranti degli impressionisti.
Dal penultimo decennio del secolo le sue composizioni si andarono strutturando secondo un ordine geometrico rigoroso. L’equilibrio simmetrico e contrappunto cromatico si fecero perfetti in opere come la Donna con la caffettiera e I giocatori di carte in cui i due uomini, visti di profilo, sembrano immagini speculari separate dalla bottiglia di vino che divide idealmente in due la tela.
Nelle sempre più frequenti nature morte (spesso si tratta di mela o di frutti in genere) gli oggetti sono raffigurati come se fossero dei solidi geometrici, dei quali si riescono a cogliere nitidamente i volumi.
Numerosi dipinti in cui compare la montagna Sainte-Victorie, uno dei paesaggi più familiari a Cézanne, la realtà viene scomposta analiticamente e decostruita secondo un ordine che si fa sempre più mentale e interiore e sempre meno legato al dato naturalistico.
Nelle Grandi bagnanti, uno dei suoi più alti capolavori, eseguito negli ultimi anni della sua vita, gli alberi sono disposti come se fossero quinte teatrali entro le quali l’artista dispone i suoi personaggi secondo un copione attentamente studiato e meticolosamente predefinito.
Le monumentali figure hanno quasi nulla di sensuale e femminile ma si trasformano in volumi separatamente disposti nello spazio: un’opera come questa fu un precedente fondamentale per Les demoiselles d’Avignon di Picasso e, insieme a molte creazioni di Cézanne, costituì un punto di riferimento imprescindibile per il cubismo.
Dal 1878 si ritirò all’Estaque e continuò a lavorare in un isolamento quasi totale, ottenendo pochi riconoscimenti e solo negli ultimi anni di vita.
I suoi quadri continuarono a essere rifiutati dalla giuria di Salon e la personale organizzata grazie all’intervento dei vecchi amici Pisarro, Renoir e Monet, nella galleria dell’importante mercante Ambroise Vollard, riscosse tiepidi consensi.
Le cose andarono meglio al Salon des Indipéndents del 1899 e al Salon d’Automne, dove gli venne dedicata un’intera sala. Ma il successo giunse postumo, quando venne allestita nel 1907, un anno dopo la sua morte, la grande retrospettiva che suscitò l’entusiasmo di Picasso e di molti dei futuri protagonisti delle avanguardie storiche.