
Cinquantasei anni fa, precisamente il 28 agosto, si tenne nei pressi del Lincoln Memorial di Washington uno tra i più celeberrimi discorsi pubblici di Martin Luther King.
Le parole pronunciate da Martin Luther King cominciarono con “I have a dream”, Io ho un sogno. Ed il sogno del leader del Movimento per i Diritti civili degli Afroamericani era quello di un mondo più giusto: un mondo senza discriminazioni razziali.
L’azione di Martin Luther King fu simile alla resistenza non violenta di un altro attivista degno di nota: Gandhi. M.L King, difatti, predicò sempre e credette in un mondo più giusto, libero da pregiudizi di supremazia razziale (bianchi contro neri, neri contro bianchi).
La sua resistenza non violenta, assieme a quella di Gandhi, erano destinate a cambiare il mondo.
«I have a dream: that one day this nation will rise up and live out the true meaning of its creed: “We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal”»
Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva appieno il vero significato del suo credo: “Riteniamo queste verità di per sé evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali”.
A quei tempi, infatti, in Georgia vigeva una delle più crudeli segregazioni razziali: i neri non godevano né di uguaglianza sostanziale, tanto-meno di uguaglianza formale. Emblematico fu il caso di Rosa Parks, la donna che si rifiutò di cedere il suo posto su un autobus ad un bianco: le conseguenze furono assai amare. Rosa Parks venne arrestata e accusata di aver violato le leggi sulla segregazione dell’Alabama.
Il caso di Montgomery ebbe ripercussioni notevoli sugli animi di tutti.
E Martin Luther King non rimase certamente fermo: con le sue celebri parole fece nascere un’idea potente che difficilmente sarebbe andata persa negli anni a venire.
Martin, infatti, aveva un sogno per gli Stati Uniti d’America e per il suo stato natale, l’Atlanta: che un giorno gli esseri umani, per intero, si rendessero conto pienamente della futilità del razzismo.