Che i metodi di insegnamento e apprendimento siano cambiati rispetto al passato è un aspetto ormai sotto gli occhi di tutti. Docenti, alunni e genitori si trovano in una scuola molto cambiata rispetto a vent’anni fa quando ad esempio le lezioni erano solo frontali e la didattica si basava soltanto sui libri. Tuttavia, nonostante una modificata prospettiva in atto dal punto di vista dell’insegnamento, quello che manca, soprattutto in Italia, è una riformulazione delle architetture e degli spazi scolastici. Infatti, le scuole italiane si caratterizzano principalmente da classi indipendenti e con corridoi o cortili come unici luoghi di incontro con gli altri studenti della scuola. Dunque, al fine di rispondere alle nuove esigenze di bambini e adolescenti, è importante ridefinire i luoghi di studio e di scoperta.
Questo argomento viene discusso ampiamente in un libro pubblicato da INDIRE (Istituto Nazionale, documentazione, innovazione, ricerca educativa) dal titolo emblematico e di per sé esaustivo “The classroom has broken“, ovvero “L’aula si è rotta” di Samuele Borri. Il punto di partenza del libro, assolutamente condivisibile, è la presenza determinante dell’ambiente scolastico, in quanto influenza (positivamente o negativamente) l’apprendimento. Lo spazio, proprio come affermava il pedagogista Loris Malaguzzi, è un “terzo insegnante”. Quindi, per il ruolo che esso svolge la nuova didattica deve tener conto di un nuovo modo di concepire gli spazi.
Il quarto capitolo è uno dei più significativi dell’intero libro, in quanto analizza gli spazi educativi per la scuola italiana del terzo millennio. La giusta riflessione dell’autore parte da una consapevolezza chiara: gli attuali spazi di insegnamento (ovvero le tradizionali aule) non riescono più a soddisfare i nuovi bisogni educativi di bambini ed adolescenti. Le aule indistinte tra loro e qualcuna dedicata alle attività laboratoriali non sono più sufficienti a garantire un ambiente di formazione efficace rispetto ai bisogni educativi del terzo millennio.
Ecco, quindi, la proposta dell’autore. Prima di tutto, così come le attività didattiche devono essere diversificate, anche l’ambiente scolastico deve esserlo. Ovvero, ci devono essere luoghi di lavoro e strumenti diversi in base alle necessità didattiche. Quindi, gli spazi devono essere aperti, gli arredi flessibili e le tecnologie mobili.
Queste proposte di rinnovamento dell’ambiente scolastico sono sicuramente allettanti e giuste, in un Italia e in una Europa che devono far fronte concretamente ai nuovi bisogni degli studenti. Ma come trasformare le classi da tradizionalmente chiuse a luoghi complessi aperti? Sicuramente, gli insegnanti giocano un ruolo importante, ma sicuramente l’ago della bilancia è rappresentato dalla politica nazionale e regionale e dagli amministratori locali. Ed è per questo motivo che per indirizzare le scelte politiche Indire ha pubblicato un manifesto dal titolo 1+4 Spazi educativi per la scuola del terzo millennio. In queste linee guida vengono analizzati 5 spazi di apprendimento che devono essere costruiti per consentire diverse attività come lavori di gruppo, utilizzo delle tecnologie digitali e condivisione di temi che coinvolgano tutti gli studenti della scuola. I cinque luoghi che ogni istituto scolastico dovrebbe avere sono:
A questo punto la domanda che sorge spontanea, e che apre ad una serie di riflessioni, è la seguente: l’Italia e le scuole di tutto il territorio sono pronte ad aprirsi a questi nuovi spazi? Riusciranno a rispondere in questo modo alle nuove esigenze di bambini ed adolescenti? Sicuramente negli ultimi anni l’Italia si è aperta al digitale. A tal proposito basti pensare all’utilizzo della LIM (lavagna interattiva multimediale) che però non è ancora disponibile in tutte le aule. Questo, quindi, fa pensare ad una apertura dell’Italia verso una nuova scuola, ma d’altro canto è ancora lunga la strada da fare. A tal proposito, insieme ad una rivoluzione didattica, che è tuttora in atto, urge anche rimodulare le architetture scolastiche e gli spazi di studio soprattutto per preparare gli studenti al lavoro del domani.