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Venezuela, Guaidò giura come Presidente ad Interim. Il mondo risponde

| 24 Gennaio 2019 | ESTERI

Davanti a una folla oceanica che ha riempito le strade di Caracas, il Presidente dell’Assemblea Nazionale Juan Guaidò si è proclamato presidente ad interim del Venezuela. Dopo averlo preannunciato alcuni giorni fa mentre convocava le manifestazioni che si sono tenute oggi in tutto il Paese, il presidente del Parlamento ha deciso di assumere la Presidenza della Repubblica davanti a migliaia di manifestanti che attendevano l’annuncio.

Sulla falsariga di quanto accaduto il 23 gennaio 1958 – quando gli studenti sono scesi nelle piazze per deporre il Gen. Perez Jimenez, dittatore all’epoca – i venezuelani sono scesi nelle strade di quasi tutte le città del Paese per manifestare contro Maduro. Dalle capitali ai borghi più piccoli, dai capoluoghi ai posti più remoti, le strade del Paese erano piene di manifestanti decisi a cambiare le sorti di una Nazione che sembrava – fino a ieri – condannata a perire sotto la dittatura di Maduro.

Accomunati da slogan, striscioni e immagini che parlano da soli, i manifestanti sono sempre stati soliti a radunarsi sotto gli stessi simboli che suscitano loro una speranza univoca. Le bandiere riempiono le strade a dimostrazione di un insolito amor patrio che li rende disposti a sacrificare perfino sé stessi per la libertà dell’intero popolo. In effetti, di sacrifici ce ne già stati e ce ne sono ancora: Almeno ieri sono state uccise una decina di persone nel corso delle Proteste. Nonostante, i manifestanti non erano disposti a tornare a casa a mani vuote ma attendevano ansiosamente il discorso del giovane Juan Guaido – presidente del Parlamento venezuelano – e il suo giuramento come Presidente del Venezuela ad interim.

Un’azione, quella del Presidente del Parlamento, che ha scatenato risposte diverse all’esterno. Se da un lato la Russia e la Cina rimangono ancorate al regime di Maduro, dall’altro, gli Stati Uniti hanno deciso di riconoscere la legittimità del giovane neo proclamato Presidente. Successivamente, la decisione degli Stati Uniti ha innescato una reazione a catena da parte dei Paesi vicini: Argentina, Canada, Cile, Colombia, Brasile, Ecuador, Guatemala, Paraguay e Perù hanno riconosciuto Guaidò come Presidente del Venezuela, mentre Bolivia, Cuba, Messico e Nicaragua si sono espressi a sostegno di Maduro.

Stiamo parlando di controversia che si estende oltre il Continente Americano. Mentre Tokyo riconosce la Presidenza di Guaidò, l’Iran conferma il proprio sostegno a Maduro. Nel frattempo, l’Unione Europea ha esortato al ripristino dell’ordine costituzionale nel Paese e, con toni più diplomatici, appare timidamente schierata dalla parte di Guaidò.

Giunti a questo punto della nostra analisi possiamo dire che attorno alla crisi venezuelana si stanno delineando, quasi in automatico, due schieramenti contrapposti: da un lato l’Occidente con gli Stati Uniti in prima fila puntano sulla manovra di Guaidò e il ripristino della liberaldemocrazia nel Paese, dall’altro, l’asse Pechino-Mosca, principale partner commerciale del regime venezuelano, mantiene il proprio sostegno a Maduro.

D’altronde, all’interno la situazione è tutt’altro che chiara. Mentre la maggior parte della popolazione festeggia la proclamazione di Guaidò, Maduro è ancora a Miraflores e sembra disposto a giocarsela fino alla fine.

Di sicuro accadranno ancora delle sorprese in questi giorni così particolari, ma chi sarà disposto ad arrivare fino alle ultime conseguenze? Per quanto tempo il Popolo dovrà occupare le strade? Gli Stati Uniti sembrano molto decisi ma, davanti all’eventuale resistenza di Maduro, sarebbero disposti a fare un intervento militare nel Venezuela? e infine, Pechino e Mosca sono sicure di voler sostenere fino alla fine un Maduro così isolato?

Ciò che possiamo dire è che a prevalere sarà chi assumerà con coraggio il costo delle proprie decisioni.

 

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