Oggi è sempre più evidente l’importanza delle regole e di un buon sistema educativo per crescere bambini sicuri di sé, autonomi e socievoli, soprattutto in tempi e ambienti educativi che cambiano continuamente.
Pensiamo a quanto tempo trascorrono oggi al lavoro, mamme e papà. Fino a una decina di anni fa, una famiglia poteva permettersi che la mamma stesse a casa a crescere i suoi bambini. Oggi questo non è più possibile per nessuno e così l’accudimento e l’educazione dei figli viene affidato ai nonni (quando si è fortunati) o ai servizi educativi e scolastici.
Dare importanza però sia all’aspetto regolativo che a quello affettivo non è compito facile e, soprattutto, è nozione relativamente recente.
Se guardiamo un attimo al secolo scorso, ci rendiamo conto che, mentre il panorama pedagogico italiano era dominato da metodi autoritari e l’infanzia non veniva considerata ancora un’età fondamentale per la sana crescita, nel 1909 Maria Montessori pubblicava un testo che rimarrà alla base della pedagogia moderna: Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini.
Il metodo montessoriano mette al centro il rispetto per la spontaneità del bambino ed è il primo a offrire un’alternativa all’educazione autoritaria dell’epoca. Non trattate i bambini come fantocci: dategli fiducia e lasciategli eseguire anche i compiti che vi sembrano fuori dalla loro portata. Fateli stare a contatto con la natura e a prendersi cura di piante e animali. Puntate sui loro talenti e non continuata a evidenziarne i difetti. Parole scritte più di 100 anni fa ma ancora validissime: sono questi i principi dell’educazione di Maria Montessori, capostipite della pedagogia moderna che tutto il mondo ci invidia.
Oggi le neuroscienze ci confermano che i genitori, attraverso l’educazione, sono in grado di formare il cervello di un bambino, dice la Dott.ssa Schiralli, psicoterapeuta. Ci basta pensare che il cervello umano continua a svilupparsi fino a 22/24 anni.
Grazie ad apparecchi diagnostici per immagini , come la Risonanza magnetica funzionale e la Tomografia a emissione di positroni (Pet), si è visto che nei bambini che crescono in famiglie dove c’è una buona sintonizzazione (immedesimazione dei sentimenti, principio dell’accoglienza) con i genitori e un buon sistema di regole (principio del contenimento), il cervello funziona meglio: produce gli ormoni della calma e del benessere (ossitocina, serotonina, dopamina), sostanze che rendono i bimbi tranquilli e sereni.
Mentre nei piccoli cresciuti senza regole e senza sintonizzazione si accendono i lobi frontali del cervello, quelli che producono il cortisolo, l’ormone dello stress e dell’ansia. Ed è il troppo cortisolo una delle cause dell’iperattività nei bambini, disturbo tanto frequente in età scolare.
Data ormai per scontata l’importanza delle regole, è giusto mettersi in testa un assunto fondamentale: la cosa importante non è dare regole, ma farle rispettare. Una regola non rispettata, infatti, non è una regola! Altro principio fondamentale è che qualunque adulto si trovi a relazionarsi con un bambino, anche solo per un momento, è per lui un educatore. Quindi, cari adulti tutti, che abbiate figli o no poco importa, se volete una società migliore, fatta di ragazzi sereni e autonomi, dovrete partecipare anche voi al compito di far rispettare le regole ai nostri bambini.
Ma come fare?
Spesso sento genitori dire: Io ci provo a dargli le regole, ma lui non mi ascolta!. E ancora: Io sono sempre chiaro, sono loro che non le rispettano. Proviamo a fare il punto e a trovare utili strategie per dare regole, sì, ma in modo efficace.
1. Diamo poche regole, selezionate in base ai nostri valori e a quelli della famiglia. Scegliamo le regole giuste e poi sorvoliamo davanti a comportamenti che invece possiamo tollerare. La confusione non aiuta il bambino.
2. Usiamo fermezza, soprattutto nel tono di voce. Tono fermo e irremovibile, sempre lo stesso. Così il bambino lo riconoscerà e capirà che si tratta di una regola.
3. Mostriamoci calmi davanti ad un rifiuto. Il bambino mette alla prova i suoi educatori per capire fino a che punto può spingersi.
4. Siamo precisi nella comunicazione delle regole. Esprimiamo il motivo per cui deve fare una certa cosa, come informazione utile a lui e non come tentativo di convincimento.
5. Manteniamo la nostra fermezza e ripetiamo la regola finché non vediamo il bambino metterla in pratica.
6. Ultimo accorgimento, siamo sempre affettuosi in questo processo di interiorizzazione! Perché l’affetto, i bambini, non devono mai metterlo in discussione.