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Babbo Natale esiste davvero. Le bugie che aiutano a crescere.

| 19 Dicembre 2018 | IL FORMAT

Chi di voi non è cresciuto credendo fermamente nell’esistenza di Babbo Natale? A tanti, se non a tutti noi, è stato raccontato che un simpatico vecchietto con barba bianca e vestito di rosso, che vive al Polo Nord con gli elfi e la Befana, la notte del 24 dicembre consegna i regali desiderati a tutti i bambini del pianeta. Quante volte ci hanno ripetuto la fatidica frase “Comportati bene, altrimenti Babbo Natale non ti porterà il regalo che hai chiesto!”? Ma quanto realmente fa bene ad un bambino questa minaccia travestita da promessa?

Molti psicologi si sono interrogati sul metodo educativo migliore da utilizzare e ci sono versioni discordanti.
Sicuramente una piccola bugia per incentivare un comportamento positivo può essere funzionale: i bambini, infatti, tendono a cercare la ricompensa e ad evitare la punizione. Vanno a letto presto per farsi leggere una storia prima di addormentarsi o svolgono compiti di aiuto ai compagni per farsi mettere qualche stellina in più sul “cartellone delle buone azioni”. Da adolescenti, sceglieranno un determinato modo di vestire per guadagnarsi l’approvazione dei compagni e quindi sentirsi accettati. È facile desiderare che i nostri figli siano meno dipendenti dalle conferme, ma dobbiamo accettare che sono naturalmente motivati a compiere una certa azione dall’immediato vantaggio o guadagno che possono trarne.

E quale vantaggio migliore del gioco all’ultima moda da trovare sotto l’albero? Anche secondo lo psicologo Alberto Soler, “i doni sono qualcosa di altamente desiderato dai bambini e la minaccia di non riceverli può far cambiare il loro comportamento” . Ed è per questo che genitori, nonni, zii, insegnanti fanno leva proprio su questo desiderio. Ma così facendo utilizziamo un qualcosa che si desidera per ottenere un miglioramento del comportamento di nostro figlio e questo non è educativo. Si rischia di basare l’educazione esclusivamente su un sistema di premi e punizioni, ma soprattutto sviluppiamo un senso di colpa nei bambini.Nel 2009 lo psicoterapeuta americano David Kyle Johnson, professore di filosofia, nel suo libro, The Myths that Stole Christmas, sosteneva posizioni simili. Le bugie su Babbo Natale «andrebbero evitate», sostiene Johnson, per tre motivi: primo perché è una menzogna che non ha forti giustificazioni, poi perché rischia di danneggiare il rapporto di fiducia tra figli e genitori, e infine perché «incoraggia la credulità».

Ma allora cosa è meglio fare? Prima di utilizzare bugie o frasi minacciose, gli esperti consigliano di accompagnare il bambino a riflettere sui propri errori e a trovare comportamenti alternativi più sani. Non sempre troviamo adulti capaci di fare ciò. Il meccanismo premio/punizione è infatti più immediato e richiede di certo meno tempo.
Ma credere a Babbo Natale, come a molte altre creature fantastiche, sembrerebbe essere una fase normale dello sviluppo cognitivo. «In fin dei conti, quella su Babbo Natale non è una bugia vera e propria, ma una sorta di esortazione a partecipare a una storia di fantasia» sostiene Jacqueline Wooleey, psicologa all’università del Texas. Sembrerebbe, quindi, una richiesta di complicità da parte dell’adulto.
David Kyle Johnson considera invece quella di Babbo Natale “un’inutile bugia” che mina la fiducia nei grandi. Secondo lui, inoltre, la scoperta della verità potrebbe provocare traumi non da poco.

Fino a cinque anni, di solito i bambini credono incondizionatamente a Babbo Natale. A sette sono in molti a dubitare, a nove non ci crede quasi più nessuno.
Ma quando il bambino mette insieme gli indizi (le scarpe di Babbo Natale come quelle del papà, l’elastichetto della barba finta che spunta, i compagni più grandi che gli rivelano la verità e via dicendo) arriva la convinzione della bugia e la fine delle illusioni.
È come un’entrata nel mondo dei grandi? Potrebbe essere.
E allora cosa conviene fare? Secondo gli psicologi è meglio non fare “rivelazioni” (a meno di non dover rispondere a domanda diretta) ma lasciare che la verità venga scoperta gradualmente dai bambini stessi. Se ci arrivano da soli, sarà per loro un piccolo traguardo, una vittoria che accresce in loro il livello di autostima.
E allora perché non lasciare che la magia del Natale accompagni l’arrivo del vecchietto panciuto con i tanto famigerati regali?
Sostenere i bambini in questa bugia complice, scrutandone le reazioni, sarà sicuramente un modo per conoscere meglio i nostri figli.
Piuttosto, proviamo ad essere assertivi nella comunicazione delle regole: usiamo fermezza nel tono di voce, calma e precisione nelle nostre richieste, e soprattutto diamone poche, di regole, selezionate in base ai valori della famiglia. E ancora, ricordiamoci di essere estremamente affettuosi in tutto questo: le emozioni sono uno strumento educativo fortissimo.
Così non avremo bisogno di ricorrere troppo spesso alla bugia di Babbo Natale!

TAG: apprendimento, Babbo Natale, bambini, Bugie, cognitivo, crescere, feste, figli, figlio, Magia, Minaccia, psicologi, psicologia, regali, texas
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