Ci sono pessime notizie per il nostro Paese che continua a fare i conti con un’evasione fiscale ancora troppo alta e, come direbbe qualcuno, i furbetti la fanno ancora da padrone. Purtroppo la situazione dell’Italia peggiora di anno in anno, si cercano sempre grandi temi sui quali far sguazzare la propaganda politica di ogni colore e si continua la caccia al colpevole per non assumersi mai le proprie responsabilità, ma la verità è che l’unico vero grande problema alla base di tutto e che ancora oggi viene poco affrontato (forse perché elettoralmente paga molto poco) è l’evasione fiscale.
Ma prima di andare avanti, cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando e qual è la differenza tra evasione, elusione ed erosione fiscale.
Quando parliamo di evasione fiscale, ci riferiamo a tutti coloro che consapevolmente pongono in essere dei comportamenti illegali per non pagare quanto è dovuto.
È diversa dall’elusione fiscale, che è il comportamento di chi cerca di risparmiare su quanto si paga senza violare formalmente le leggi ma sfruttandone le ambiguità.
Ed è ancora differente rispetto all’erosione fiscale, che è invece una decisione del legislatore di esentare certe attività o certi soggetti dalla tassazione magari a fronte di situazione particolari che si sono verificate come per esempio può essere un terremoto.
Noi in questo articolo parleremo e faremo riferimento solo al gettito perso dallo stato conseguentemente all’evasione fiscale.
È importante prima di capire quante risorse economiche lo stato perde a causa dell’evasione, farci un’idea su quanto paghiamo di tasse (per coloro che ovviamente le pagano). Dai dati del ministero dell’economia nel 2016 abbiamo versato allo stato solo di tasse (quindi escluse entrate di altro genere) 731 miliardi di euro che corrisponde al 42,6% del Pil. La pressione fiscale reale però è leggermente più bassa perché i famosi 80 euro di Renzi non sono considerati come un abbassamento delle tasse ma come un versamento e quindi se considerassimo anche gli 80 euro, la pressione fiscale ammonterebbe al 42%.
Siamo in Europa tra i primi per pressione fiscale, secondi solo alla Francia che ha un peso del 48%.
I 731 miliardi versati al fisco sono costituiti da tre grandi voci e da una lunga lista di altre tasse minori (es. accise sulla benzina, ritenute alla fonte sugli interessi, l’imposta sulla birra, e così via).
Le tre grandi voci, invece, che ci interessano per il nostro ragionamento, sono i contributi sociali 226 miliardi, l’Irpef 190 miliardi e l’Iva 105 miliardi.
Dire con precisione l’ammontare dell’evasione non è possibile anche se esistono delle stime basate su un semplice calcolo dato dalla differenza tra il gettito atteso e il gettito reale.
Se prendiamo come punto di riferimento il rapporto Giovannini (commissione costituita con una legge nel 2015 comprendente docenti universitari, rappresentanti dei vari ministeri, Agenzia delle entrate, Istat e Banca d’Italia) e gli studi dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani diretto da Carlo Cottarelli, solo nel 2014 sono stati evasi ben 111 miliardi di euro non considerando l’evasione dei lavoratori autonomi che ammonterebbe ad altri, più o meno, 19 miliardi per un totale di 130 miliardi di evasione.
Per completezza va anche detto che non tutte le tasse sono evase in maniera uguale e, infatti, l’evasione dell’imposta sulle imprese è del 29%; quella dell’Iva è del 27%; dell’Imu del 27%; dell’Irpef per i lavoratori dipendenti solo del 4% e infine Irpef per i lavoratori autonomi è, addirittura, del 68%.
Dai dati del 2017 della Commissione europea, inoltre, si evince che l’ammontare dell’evasione sull’Iva in Italia è di 36 miliardi di euro (25,9% Vat gap, in diminuzione rispetto agli anni precedenti ma ancora troppo distanti dalla media europea 12,32%) e siamo in pole position in Europa per questa problematica.
Dai dati analizzati emerge una situazione critica e l’incapacità di affrontare questo grande problema che è l’evasione fiscale. Per onestà, è importante dire che l’evasione c’è in tutti i paesi europei e non solo in Italia, anche se da noi si evade davvero troppo.
Sicuramente la troppa burocrazia aiuta coloro che vogliono evadere le tasse e anche l’alta propensione all’uso del contante (su questo vi invito a leggere quest’altro articolo Cashless Revolution per chiarire l’entità del danno) rispetto agli altri Paesi europei non ci aiuta per niente.
I tanti condoni che si susseguono negli anni (magari per racimolare subito qualche quattrino in più in vista della legge di bilancio) incentivano maggiormente l’evasione.
È vero anche che gli ultimi governi hanno posto in essere una serie di provvedimenti per cercare di recuperare un po’ di evasione fiscale anche se, spesso, questi provvedimenti sono risultati contraddittori e anche poco efficaci.
Di certo non esistono ricette per contrastare questo problema ma in ogni caso esistono davvero tante proposte, derivanti da diversi studi scientifici, che si potrebbero considerare, magari in un piano di medio periodo, per fronteggiare questo fenomeno.
Immaginate che Italia diversa sarebbe se si recuperasse annualmente almeno un 100 miliardi di euro di evasione. Sicuramente non avremmo più problemi di manovre in deficit, sicuramente avremmo le risorse necessarie per ridurre le tasse a tutti, sicuramente avremmo addirittura un surplus di risorse che potrebbero essere usate per ridurre il debito pubblico.
Emergerebbe un’Italia davvero diversa, più forte, più equa, più giusta, con molti più posti di lavoro e una pressione fiscale molto più bassa. Su questo vi invito fortemente a riflettere.