
Dopo la lettera del 24 maggio con cui il Presidente americano Donald Trump annunciava la cancellazione dello storico incontro programmato per il 12 giugno a Singapore con il Presidente nordcoreano Kim Jong-un, l’idea di un altro passo indietro era nell’aria, viste le dichiarazioni concilianti da parte di entrambe le diplomazie nei giorni susseguenti alla prima cancellazione. Con un ennesimo colpo di scena, che oramai sembra caratterizzare la politica dell’ex tycoon, Trump ha annunciato il 1 giugno che il vertice tanto atteso avverrà come inizialmente programmato.
Dopo l’incontro tenutosi alla Casa Bianca con la delegazione nordcoreana guidata dal generale Kim Yong-chol, il quale ha portato a Trump una lettera scritta dallo stesso Kim Jong-un, il presidente americano ha affermato che i dialoghi tra i due Paesi inizieranno nell’incontro stabilito e porteranno ad un successo. Kim Yong-chol, considerato il braccio destro di Kim Jong-un, è il più alto dirigente nordcoreano a recarsi a Washington da 20 anni.
Che cosa mettono sul piatto gli Stati Uniti? Le richieste americane sono di una “denuclearizzazione completa, verificabile e irreversibile” e di passi concreti verso la firma di un trattato di pace che possa porre fine alla guerra ancora formalmente in atto tra le due Coree. Trump ha poi aggiunto che non verranno fatte eccezioni sulle sanzioni internazionali imposte allo stato nordcoreano, ma che non ne verranno imposte di altre, finché le negoziazioni continueranno. Tutto ciò richiederà però tempo, come affermato dallo stesso Trump. Questa dichiarazione può far pensare che l’incontro di Singapore possa essere solo il primo di una serie di vertici tra i due Paesi. Lo stesso Kim ha affermato di voler andare verso una denuclearizzazione della penisola coreana, ma con un processo molto graduale, che richiederà quindi tempo. Un punto molto caro al dittatore nordcoreano, che però non sarà oggetto di negoziazioni al momento, è la presenza di 28.500 soldati americani dispiegati in Corea del Sud. Come affermato da James Mattis, Segretario della difesa USA, i quasi trentamila uomini dell’esercito statunitense “non sono sul tavolo qui a Singapore il 12 giugno, non devono esserci”.
Dal canto suo, la Corea del Nord sembra andare nella direzione voluta dagli Stati Uniti: recentemente ha smantellato, facendolo saltare in aria di fronte a numerosi giornalisti della stampa internazionale, il poligono nucleare di Punggye-ri, unico sito per test nucleari conosciuto dello stato nordcoreano ed ha intensificato gli incontri ed i colloqui di pace con il suo vicino sudcoreano. Recentemente i presidenti dei due Paesi, formalmente ancora in guerra dal 1953, si sono incontrati nella zona demilitarizzata, una striscia di terra che divide le due Coree e che si trova nel paese di Panmunjeom, per discutere di un accordo che prevedrebbe la firma di una pace tra le due Coree entro la fine dell’anno.
Alla luce di tutto ciò, la domanda che si pone è sulla credibilità e la buona fede della Corea del Nord o se effettivamente questi incontri programmati potranno portare ad un miglioramento della complicata e tesa situazione tra i due Paesi. La diplomazia sudcoreana, pur plaudendo alla decisione ed auspicando la buona riuscita dell’incontro, ed il Giappone hanno raccomandato a Trump di mantenere alta la guardia e di non concedere troppo a Kim prima che il regime mostri davvero di essere intenzionato ad andare in direzione di una denuclearizzazione. Alcune critiche sono anche arrivate da ambienti interni del Partito Repubblicano. Evitare di inasprire le sanzioni economiche verso la Corea del Nord e verso i Paesi con cui essa commercia (Cina e Russia su tutte), legittimare Kim Jong-un come leader politico attraverso la programmazione di vari meeting futuri ed allungare i tempi del processo di denuclearizzazione sono tutte mosse che vanno a favore del leader nordcoreano, il quale è in parte riuscito ad uscire dall’isolamento diplomatico (come dimostra l’incontro di Marzo a Pechino con il leader cinese Xi Jinping) e dalla morsa economica che soffocava il suo Paese.