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Francesco vs Bergoglio – un nuovo caso di sdoppiamento

| 5 Aprile 2018 | ATTUALITÀ, CULTURA, POLITICA

La Settimana Santa mediatica è stata funestata dalla polemica innescata dalla duplice notizia di Papa Francesco che lava i piedi nel carcere di Regina Coeli a 12 prigionieri, di cui 10 stranieri e, tra questi, 2 islamici, e di un religioso servita della chiesa di San Michele Arcangelo di Manduria, in provincia di Taranto, che invece si sarebbe rifiutato di officiare il rito nei confronti di alcuni migranti.

Ovviamente, ai peana che hanno accompagnato il gesto papale (nel frattempo occupato ad abrogare l’Inferno) ha fatto da contraltare l’indignazione per il “razzismo” del sacerdote pugliese (con relativo intervento del competente Vescovo).

Senza entrare nel merito della questione (e tralasciando dunque anche l’umorismo involontario di chi accusa di scarsa apertura verso i poveri e gli umili un frate servita), pare tuttavia opportuno fare una riflessione in merito al comportamento di Francesco, che appare affetto di una pericolosa forma di schizofrenia dottrinale, e dei suoi collaboratori, conclamatamente soggetti a perniciosa piaggeria nei confronti del “capo”.

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Il Messale Romano, infatti, certamente conosciuto dal Papa (non tanto perché sacerdote e Vescovo di Roma, quanto piuttosto perché autore dell’ultima modifica del testo, nel 2016, quando decise di lavare i piedi anche ad alcune donne), recita: “qui selecti sunt ex populo Dei deducuntur a ministris ad sedilia loco apto parata. Tunc sacerdos (deposita, si necesse sit, casula) accedit ad singulos, eisque fundit aquam super pedes et abstergit, adiuvantibus ministris” (“i prescelti tra il popolo di Dio sono accompagnati dai ministri agli scanni preparati per loro in un luogo adatto. Il sacerdote – deposta, se è necessario, la casula – si porta davanti a ciascuno di essi e, con l’aiuto dei ministri, versa dell’acqua sui piedi e li asciuga”).

Selecti sunt ex populo Dei” (“prescelti tra il popolo di Dio”) è, per l’appunto, l’aggiunta di Papa Francesco (prima il Messale parlava di “viri selecti“, cioè “uomini scelti”). Ora, è auspicabile (ancorché tutt’altro che certo) che egli sappia che, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, “Dio non appartiene in proprio ad alcun popolo, ma… si è acquistato un popolo da coloro che un tempo erano non-popolo: «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa» (1 Pt 2,9)”. Pertanto, “si diviene membri di questo popolo non per la nascita fisica, ma per la «nascita dall’alto», «dall’acqua e dallo Spirito» (Gv 3,3-5), cioè mediante la fede in Cristo e il Battesimo”.

Se dunque Papa Francesco impone che il rito della lavanda dei piedi sia officiato nei confronti di 12 battezzati (ed è giusto, perché il gesto ha una valenza salvifica, battesimale e parenetica all’interno della comunità), è quantomeno spiazzante che Bergoglio si rivolga ad alcuni non cristiani (sminuendo la pericope giovannea a lacrimosa esposizione di buoni sentimenti verso gli altri).

Ma, d’altronde, lo smarrimento dei fedeli è un po’ la cifra di questo pontificato.

TAG: Bergoglio, Francesco, Giovedì Santo, Lava dei piedi, Messa in coena Domini, Papa Francesco
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