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Occhio per occhio

| 31 Marzo 2018 | ESTERI

Occhio per occhio. Dopo l’espulsione di diplomatici russi da parte di 18 paesi occidentali arriva l’atteso ed inevitabile contrattacco di Mosca che risponde in modo speculare ai provvedimenti presi da Stati Uniti, Canada, Australia e paesi europei.

I diplomatici maggiormente colpiti dalle espulsioni decise dal Cremlino sono proprio quelli americani. Come Washington decise di allontanare 60 diplomatici russi e chiudere un consolato (quello di Seattle) allo stesso modo Mosca espelle 60 diplomatici americani e chiude un consolato, precisamente quello di San Pietroburgo. La decisione è stata comunicata dal ministro degli esteri russo Sergej Lavrov all’ambasciatore americano Jon Huntsman. I diplomatici americani hanno una settimana di tempo per lasciare il paese mentre i locali del consolato di San Pietroburgo dovranno essere liberati entro sabato 31 marzo. La decisione del governo russo è stata duramente criticata dal dipartimento di stato americano e dalla Casa Bianca.

Ma gli Stati Uniti non saranno l’unica vittima dell’offensiva diplomatica del Cremlino. “Per quanto riguarda gli altri paesi, anche per loro il numero di funzionari delle missioni diplomatiche che dovranno lasciare la Russia sarà simmetrico” ha fatto sapere Lavrov. Ciò significa che due funzionari dell’ambasciata italiana a Mosca verranno espulsi.”È con profondo rammarico che abbiamo recepito la decisione di espellere due funzionari di rappresentanze russe in Italia. Questo gesto di inimicizia di Roma è in netto contrasto con la plurisecolare tradizione di buone e stabili relazioni russo-italiane” ed oltretutto ciò è stato fatto “da un Consiglio dei ministri formalmente dimissionario. Auspichiamo che il nuovo governo del paese voglia perseguire con decisione una politica di sostegno al dialogo costruttivo e di sviluppo della collaborazione con la Russia” si legge in una nota dell’ambasciata russa a Roma citata dall’Ansa.

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In tutto saranno circa 150 i diplomatici che lasceranno la Russia, ovvero lo stesso numero di funzionari di Mosca che sono stati espulsi dai paesi occidentali.

L’origine di questa crisi diplomatica risiede nell’avvelenamento di Sergej Skripal e della figlia Julia avvenuto lo scorso 4 marzo a Salisbury, nel sud dell’Inghilterra. Sergej, 66 anni, era un ex agente dei servizi segreti russi che fece il doppio-gioco per quelli britannici. Per questo nel 2004 venne arrestato dalle autorità russe e due anni dopo condannato a 13 anni di reclusione. Infine, nel 2010 venne scarcerato grazie a uno scambio di prigionieri tra Russia e Stati Uniti e dopo aver ricevuto l’amnistia dal presidente Medvedev si stabilì nel Regno Unito. L’anno successivo comprò casa a Salisbury e da allora ha sempre vissuto nella cittadina inglese.

Secondo il governo britannico la Russia sarebbe responsabile del tentato omicidio di Skripal e della figlia Julia. La crisi diplomatica tra Regno Unito e Russia si è allargata anche ad altri paesi occidentali che hanno voluto mostrare “solidarietà” nei confronti di Londra e condannare Mosca per aver violato le leggi internazionali.

Intanto ci sono novità per quanto riguarda le condizioni di salute degli Skripal. Dati per spacciati fin da subito in realtà non sono morti, anzi. I medici hanno detto che le condizioni di Julia sono migliorate e ora non è più in pericolo di vita. Le condizioni di Sergej invece rimangono gravi ma stabili.

TAG: ambasciata, avvelenamento, consolato, Cremlino, diplomatici, guerra diplomatica, russia, Sergej Lavrov, Sergej Skripal, stati uniti
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