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Chiuso per Camorra

| 14 Settembre 2017 | EDITORIALE

Come sempre succede che si pretendono soluzioni da un sistema, che di giusto, considerando i risultati, non ha proprio nulla. Complice di questo corto circuito sono tutti quelli che saprebbero cosa fare, ma trovano invece convenienza nel lasciare tutto esattamente così com è.

La colpa è di tutti, nessuno escluso.

La colpa è dello Stato che vomita leggi lacunose che tutelano sempre più chi delinque, piuttosto che tutelare chi ha il coraggio civile di denunciare. La colpa è di un amministrazione cittadina, e mi riferisco alla mia città, che in risposta alla crescente ondata camorristica risponde con un “Osservatorio sulla legalità”, che più di osservare, dati i poteri attribuitigli, non può. Le colpe sono delle Associazioni Antimafia che hanno perso di vista l’oggetto della loro mission, cioè: LA RIPARTENZA E LA TUTELA SOCIO LAVORATIVA DI CHI SUBISCE.

Oramai sono concentrate solo su rimborsi di costituzioni di parti civili, con percentuali che non vanno mai al di sotto il 30%, e la rincorsa all’ultimo spicciolo di fondi regionali e PON, finalizzati a stampare libri e a PROMUOVERE fiaccolate di facciata, che hanno si un alto valore mediatico, ma che tutelano i morti ammazzati facendo da spot alla criminalità e lasciando marcire senza fiato in gola i vivi. Per la serie “perdete ogni speranza voi che entrate nel ciclone dell’usura e delle estorsioni”.

Voi che speravate minimamente di salvarvi siete condannati a morte certa; destinati ad un fallimento che, nonostante tutta la TV, la stampa e le pacche di incitazione, è tutto vostro.

Non è un caso, nonostante ci siano lotte che durino da 17 anni, che diventino più cruente contro lo Stato e la burocrazia piuttosto che contro la camorra stessa. Non è un caso che si travisi la storia di Ciro Scarciello della Duchesca, strumentalizzato da sua maestà Saviano, costretto a chiudere per causa delle disattenzioni di Stato, Antistato ed associazioni.
Si perché conviene che le persone continuino a vedere la punta del problema piuttosto che sapere realmente come funzionano certe dinamiche, si sa, dall’immagine distorta c’è meno da rischiare. Ed ora tocca a Salvatore Castelluccio, parrucchiere napoletano che da due anni viene chiamato ingiustamente “eroe”, costretto a sopravvivere in un paese dove si preferisce idolatrare boss nelle serie TV, piuttosto che premiare un normale cittadino che si oppone a tale sistema.

Una storia che ha il sapore della sindrome dell uomo che affoga, dove partendo da una valutazione come sempre superficiale, si cerca di tirare dalla propria, le proprie ragioni che salvino da potenziali figure infelici. Salvatore ha denunciato, e come prevede la legge, ha fatto richiesta di risarcimento per il dissesto aziendale e per il mancato guadagno che ha causato la sua scelta. Il sistema prevede che la richiesta venga vagliata da un comitato, e che gli vengano riconosciuti rimborsi in proporzione a ciò che ha perso, che gli venga data in buona sostanza, la possibilità di reinserimento socio – lavorativo. Fin qui non fa una piega se non fosse per il fatto che la prefettura non ha riscontrato perdite nella valutazione della sua attività.

E di quello stesso comitato che valuta, che non sa nemmeno cosa voglia dire “AZIENDA”, ci sono alcuni paladini di quell’antimafia del nostro territorio che quando si tratta di sentenziare sono professoroni, ma quando si tratta di legittimare latitano, perché da ignoranti di certe dinamiche, non sanno cosa sia subire le estorsioni. Ed allora Salvatore, che ha avuto la fortuna di avere Santi in paradiso, messa ingiustamente una pietra sopra il risarcimento, si è visto elargire circa 60 mila euro a titolo di danno biologico per lui e per la moglie. Per carità, nulla da dire, se non fosse altro per il fatto che ad esempio Benedetto Zoccola, attende il ristoro da danno biologico da circa 5 anni, avendo perso dopo una bomba presso il suo domicilio, la vista ad un occhio e l’udito ad un orecchio.

Altra nota da non sotto valutare sta nel fatto che il Cardinale Sepe, gli ha abbonato a giusta ragione, molti fitti, viste le sue recenti perdite lavorative. Dal comune di Napoli invece, tutto tace in parte. Va chiarito, per onor di cronaca che il Sindaco di Napoli, in un video girato presso il bene confiscato di Ciro Corona, suggeriva a Salvatore, come la legge prevede, di presentare un progetto da sottoporre all’amministrazione per quel famoso reinserimento socio lavorativo. Cosa disattesa dall’interessato che continuando ad affogare, e continuando quindi a disperare, dopo altre accuse al Comune latente, si è visto affidare un bene confiscato per ripartire a Secondigliano, il che equivale, visto l’elevato indice di criminalità della zona, ad affidare un asilo ad un pedofilo,

Quindi nulla di fatto.

Ultima notizia di cronaca, Salvatore chiuderà, e ripartirà da Sorrento dove ha preso un locale, ed a mio avviso, visto il pericolo che correrebbe, ha sbagliato anche a sponsorizzarla questa notizia. Insieme alla Radiazza, radio nazional – nostrana, chiede partecipazione in soldi per la ristrutturazione del locale in questione. Ricorrere alla questua per colmare il gap di intervento che lo Stato non riesce a colmare, ci può stare, ma continuo in termini di dignità, a vederci qualcosa di NON GIUSTO. In tanti disperati, hanno anteposto la convenienza, alla dignità per tornare semplicemente a lavorare, ma in una dinamica del si salvi chi può, è facile ingoiare anche la questua.

In un momento storico come questo, dove il 90% dei vessati, non denuncia per paura, dove 1 su 2 paga il pizzo, dove la camorra è relegata al gangsterismo, ed i numeri delle persone per bene, sono sempre e comunque in maggioranza, basterebbe davvero molto poco per tornare ad essere una terra sicura. Allora c’è da chiedersi perché si adotta sempre una politica di contrasto alla criminalità che non affronta il problema alla radice, demandandolo alla burocrazia e alle decontestuali leggi, permettendo che in Italia normali cittadini diventino eroi. Gli eroi non devono esistere, così come non devono esistere testimoni di giustizia, e collaboratori di giustizia, che vedono la collaborazione come il vitalizio di una vita.

Si ragiona sulle superfici di un problema che ha radici profonde, e allora via ai titoloni “disse no ai clan, i clienti lo snobbano…”. E si legge di città omertosa, ma la domanda è: come si può imporre ad un cittadino di sfidare la propria paura dove lo Stato non è capace di dare nemmeno certezze basilari come la sicurezza di poter lavorare? Se denunciare diventa un atto eroico, avere paura non può diventare omertà, è piuttosto reticenza. La reticenza di chi vede nello Stato una figura assente, un fallimento, e nella camorra, l’eterno vincente. In un paese civile, o che si definisce tale, le leggi di contrasto devono essere almeno allineate alle evoluzioni delle Mafie.

Chi pensa ad una mafia fatta di coppole e lupara, è lontano anni luce dalla realtà.

Le mafie oggi parlano sei lingue e sono quotate in borsa. Se non assumiamo la responsabilità di credere in chi ha il coraggio di rivoluzionare e contrastare questo sistema, avremo sempre titoli giornalistici che parlano di disperati e disperanti. La rivoluzione, la vittoria, passano da tanti fattori, ma la madre delle rivoluzioni è sempre la volontà di farlo. In tanto, con i soldi in cambio di dignità, Salvatore chiude, così come ha chiuso Scarciello, ed ho chiuso io, e con noi, le speranze di tanti, di vedere nel riscatto, la speranza di un paese libero.

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