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Intervista all’Assessore regionale Alessandro Fermi sul tema “Scuola e lavoro”

| 24 Aprile 2024 | IL FORMAT

Assessore regionale a Università, Ricerca e Innovazione. Il comasco Alessandro Fermi ha avuto in dote dal presidente Attilio Fontana tre deleghe che guardano costantemente ai giovani e al futuro e che sono sicuramente nel dna della nostra Regione. Ma quello della formazione è un tema che appassiona l’assessore regionale da sempre.

Come ha trovato il Sistema universitario lombardo?

“Abbiamo la fortuna di avere un sistema universitario che rappresenta davvero un’eccellenza nazionale, come confermano i numeri. Regione Lombardia ospita infatti il maggior numero di studenti universitari italiani, con più di 312mila iscritti. È nostro anche il primato di studenti stranieri (26mila) e provenienti da fuori Lombardia (il 33% del totale). Insomma, il nostro sistema universitario è il più attrattivo d’Italia.

Per conoscere da vicino tutti gli Atenei, tra l’altro, ho organizzato un tour in tutta la regione, per dare voce a quella ‘Lombardia dei territori’ che per me riveste un’importanza fondamentale. Dal 25 gennaio ho iniziato a fare visita a tutti gli Atenei lombardi, otto statali (Politecnico, Milano Statale, Milano Bicocca, Bergamo, Brescia, Pavia, Insubria e Iuss Pavia) e sette non statali (Bocconi, Cattolica, Iulm, San Raffaele, Humanitas, eCampus e Liuc), per toccarne con mano le eccellenze e capirne eventualmente le esigenze.

‘Un viaggio tra le eccellenze. Università e Regione Lombardia si incontrano’: questo il titolo scelto per rappresentare al meglio un momento di confronto e crescita reciproca. Mi piace sempre conoscere in prima persona le realtà di cui mi occupo, dialogando con i protagonisti.

Nelle ultime tappe ho avuto anche il piacere di anticipare la prossima misura che vogliamo mettere in campo, che riguarda proprio l’Innovazione e la Ricerca in ambito universitario”.

Ci vuole fare anticipare qualcosa?

“In questi mesi, anche per compensare lo sforzo che il nostro sistema universitario ha fatto per supplire alla mancanza di fondi pubblici destinati al diritto allo studio, abbiamo provato a capire come sostenere questo sistema di eccellenza. A breve, dunque, presenteremo una misura innovativa e che può diventare strutturale. Utilizzando il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) metteremo a disposizione risorse per le Università, che dovranno proporre progetti per l’ammodernamento tecnologico che possano avere ricadute positive sull’ambito economico in cui intervengono. Sarà una misura anche economicamente interessante, che potrebbe cubare fra i 40 e i 50 milioni di euro”.

Rimane però l’annoso problema del rapporto tra mondo della scuola e mondo del lavoro. Abbiamo fatto qualche passo avanti?

“C’è ancora da impegnarsi parecchio sul rapporto tra università e mondo del lavoro o, allargando il discorso, tra mondo della scuola e mondo del lavoro. In questi anni mi sono sempre battuto affinché si dia sempre maggior importanza nelle scuole superiori, ma anche prima, all’orientamento dei ragazzi, che spesso arrivano impreparati a scelte che sono poi cruciali per il loro futuro. Nel nostro Paese abbiamo ancora la tendenza a dividere le scuole in categorie, privilegiando i licei rispetto agli istituti tecnici. Peccato che il mondo del lavoro poi richieda tutt’altro…

Oggi in Italia, e ovviamente anche in Lombardia, c’è un divario ancora troppo profondo tra quello che serve al mercato del lavoro e quello che viene imparato sui banchi di scuola. Questo gap è particolarmente ampio se lo paragoniamo ad altri Stati o altre regioni europee, come ad esempio la Germania, e ha anche radici culturali radicate. Per anni in Italia c’è stata una classificazione degli studi in serie A e serie B, come se la formazione tecnica fosse un ripiego rispetto alla formazione umanistica o come se la scelta di seguire una scuola di formazione professionale fosse destinata solo a quegli studenti che non avevano voglia di impegnarsi. Questa radice culturale va rimossa profondamente: oggi ha infatti portato a richieste di professionalità da parte del mondo economico che non trovano una pronta risposta in termini di disponibilità di ragazzi. In questi anni mi sono sempre battuto affinché si dia sempre maggior importanza all’orientamento dei ragazzi e delle loro famiglie, affinché possano avere le più ampie informazioni possibili per affrontare le scelte rispetto al percorso di formazione.

Proprio rispetto a questo, gli Istituti Tecnici Superiori sono fondamentali, perché vanno nella direzione di dare risposte concrete al mercato del lavoro, fornendo una formazione tecnica altamente qualificata. Purtroppo attualmente rappresentano una realtà ancora poco conosciuta visto che, secondo dati recenti, le imprese italiane cercano circa 52mila diplomati Its e non li trovano.

Il nostro impegno, dunque, deve andare proprio nella direzione dell’orientamento, per spianare la strada di questi ragazzi verso un futuro più consapevole”.

TAG: Lombardia, università
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