
Nella giornata di ieri, due atti vandalici hanno cercato di dilaniare la memoria di Giovanni Falcone. Due eventi estremamente beceri, entrambi verificatisi a Palermo.
Prima la testa e un pezzo del busto della statua del magistrato staccati fuori all’omonima scuola di via Pensabene, nel quartiere dello Zen. In seguito, tali oggetti sono stati scagliati contro il muro dello stesso edificio. Poi il cartellone bruciato davanti all’istituto “Alcide De Gasperi”, in piazza Giovanni Paolo II. Il lavoro era stato realizzato da alcuni studenti della scuola locale. Due autentiche follie a poche ore di distanza. Due pugni allo stomaco per tutti coloro che hanno sempre fronteggiato le mafie col massimo del coraggio e dell’impegno.
Tra lo sconforto della sorella di Giovanni, Maria Falcone, di tutto il mondo politico e di esponenti dell’Associazione Italiana Magistrati, emerge un messaggio univoco. In generale, il gesto viene considerato vergognoso, triste, vigliacco. Ma è il sintomo di una criminalità organizzata che continua a manifestarsi nelle forme più becere, nella denigrazione di una persona anche diversi anni dopo la sua tragica morte.
Eppure, come ha detto lo stesso Falcone, “Gli uomini passano, le idee restano”. Anche a 25 anni dalla morte di Giovanni e del suo amico e collega Paolo Borsellino, il loro pensiero continua a restare tra la gente. E nessun atto vandalico di alcun genere può nemmeno lontanamente scalfirlo.