Troppo spesso sentiamo affermazioni del genere date con molta superficialità e con uno specifico uso politico. “Populismo, sei un populista, la tua affermazione è solo populismo”, e dire che quando la definizione è stata coniata, nella seconda metà del XIX secolo in Russia, il suo significato era molto diverso da quello che conosciamo oggi. Nata da un pensiero nobile come movimento politico intellettuale e caratterizzato da idee socialisteggianti e comunitarismo rurale, proponeva un miglioramento delle condizioni di vita delle classi contadine e degli ex servi della gleba.
Oggi è diventato un segno dispregiativo per etichettare proposte, idee di cambiamento, atteggiamenti, e nel definirle populiste si porta dentro un senso di denigrazione intrinseco che di fatto sminuisce ogni cosa a prescindere. Niente di meglio per criticare con una sola parola, e spesso senza entrare nei dettagli, per chi, molte volte, non ha idee in merito o manca di competenza per formulare proposte alternative. Generalmente chi dà del populista è di per sé un conservatore, ha paura del cambiamento, di quello che può implicare nella vita. Già il cambiamento, qualcuno lo definirebbe il sale della vita, altri una maledizione perché siamo in molti troppo abitudinari ed emotivi.
Proprio l’emotività gioca un ruolo molto importante in tutte le nostre scelte, alla parola populismo siamo assaliti da un senso di pessimismo, valore volutamente reso implicito, mentre alla parola conservatorismo siamo sicuri di mantenere quello che abbiamo e molti si sentono appagati e rassicurati. Purtroppo non è così, dovremmo entrare sempre più nel merito e nel dettaglio di ogni cosa e valutare su dati concreti le vicende umane e non soffermarsi sul lato emotivo, è di per sé troppo fuorviante. Sinceramente la maggior parte delle vicende definite populiste sono frutto del buon senso, di soluzioni giuste ed eque che soddisferebbe la maggior parte della popolazione portando benefici comuni per tutti, come sempre accade però, per dare adito a interessi di parte ed esagerazioni si sfocia nella demagogia, ed è forse questo il lato peggiore che denigra le buone intenzioni.
Un esempio su tutti: sembra troppo demagogica la proposta di Salvini di applicare una tassazione unica al 15%, abbiamo le pezze al sedere e sicuramente non possiamo permetterci un salto nel buio del genere, almeno senza prima rivedere pesantemente i capitoli di spesa. Mentre, per rientrare nelle proposte populiste di buon senso, quello definito reddito di cittadinanza, in altre nazioni di sussistenza, sia una strada che sarà obbligata. Se facciamo caso molte cose che prima venivano etichettate come populiste in un secondo tempo sono diventate proposte dell’esecutivo per il semplice fatto che sono necessarie. Questo succederà per il reddito di cittadinanza, osteggiato da tutte le forze politiche per non dare crediti politici al M5S, presto dovrà diventare una proposta da mettere ai voti.
Sinceramente già lo paghiamo in forma diversa e non fruibile per tutti tramite assunzioni clientelari per lavori inesistenti e abusi della cassa integrazione oltre alla dilagante corruzione. Il pensiero è che se tutta l’Europa ha una formula di sussistenza e, solo l’Italia e la Grecia non ne dispone, sembra chiaro che siamo noi ad essere non adeguati, difficile pensare il contrario, a meno che qualcuno lo dimostri. Certo può dipendere molto da come viene fatto, il pericolo è che diventi una forma di parassitismo oppure un’ulteriore arma in mano all’esecutivo per cercare consensi facili è molto forte, ma lasciare senza dignità e mezzi chi malauguratamente ha perso il lavoro magari in età matura con famiglia a carico, situazione sempre più attuale visto l’avvento delle nuove tecnologie, non deve far parte di una democrazia compiuta.
In effetti il forte calo demografico che abbiamo in Italia è dovuto in buona parte alla mancanza di politiche sociali rivolte alle famiglie, senza una garanzia del genere risulta difficile progettare il proprio futuro e l’insicurezza genera instabilità. Stando ai dati così non è successo in Francia e in Inghilterra dove queste politiche sono da anni praticate.