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DIESELGATE: coinvolti altri produttori

| 24 Maggio 2017 | CRONACA

Un nuovo scandalo ha colpito la Volkswagen, il primo costruttore ad essere sospettato di ingannare i controlli sulle emissioni dei veicoli diesel. I vertici della casa automobilistica tedesca, coinvolta appunto nell’inchiesta denominata DieselGate, sono stati sentiti nuovamente dai giudici francesi. L’ufficio del procuratore di Parigi aprì nel febbraio 2016 un’indagine penale per truffa aggravata nei confronti della Volkswagen, ma non è la sola ad essere coinvolta nello scandalo anche altri tre produttori sono sotto indagini analoghe: la Renault, PSA e il gruppo italiano-americano Fiat-Chrysler. In questa sessione giudiziaria Volkswagen ha confermato di aver commercializzato alcuni veicoli, in Francia, con il software ma contesta la sua natura fraudolenta.

I sospettati sono sotto processo per aver omesso i risultati durante le prove di certificazione delle misurazioni di ossido di azoto (NOX) rispetto alle normative europea sulle emissioni. Gli ossidi di azoto, gas inquinanti, aggravano malattie respiratorie come l’asma, la Volkswagen aveva omesso con questo software ben 11 milioni di veicoli in tutto il mondo (Volkswagen, Volkswagen Veicoli Commerciali, Porsche, Audi, Skoda e Seat) tra cui 8,5 milioni in Europa. – 950.000 veicoli in questione – La Direzione Generale dichiara, in una relazione del 11 febbraio 2016, che AFP ha costatato che quasi 950.000 veicoli diesel, equipaggiati con il dispositivo incriminato, sono stati venduti dal Gruppo in Francia.

Il valore economico dei veicoli “taroccati” è pari a 22,78 miliardi di euro, con un risparmio economico fraudolento di ben 1,52 miliardi di euro all’anno, tra il 2012 e il 2014. Per il produttore automobilistico tedesco, dunque, potrebbe arrivare una multa di 19,73 miliardi di euro. Questa somma colossale è solo un importo teorico previsto dalla legge, ha risposto la Volkswagen in un comunicato. Il gruppo assicura anche che collaborerà con le autorità francesi in relazione alle indagini in corso. Per Frederik-Karel Canoy, avvocato di parte civile, in vista di questi fatti molto gravi, spera che i giudici non si accontentano di mettere la società sotto lo status di testimone assistito, ma metterla in considerazione dei fatti. Lo scandalo, scoppiato nell’autunno del 2015, ha notevolmente danneggiato l’immagine del produttore provocando le dimissioni del suo ex capo Martin Winterkorn.

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Oggi il Gruppo subisce più azioni penali solo dagli Stati Uniti dove ha dichiarato la colpevolezza di frode e ostruzione della giustizia, anche se sette dei suoi dirigenti del Gruppo Volkswagen sono stati incriminati in America. Dopo una perdita storica nel 2015, la Volkswagen nel 2016 ha rinnovato l’assetto tecnico, ma il caso continua a presenziare nelle aule dei tribunali: infatti il tribunale tedesco ha aperto nel mese di febbraio un’indagine sospettando persino l’attuale capo del Gruppo Matthias Müller, e altri funzionari rei volutamente di non informare i mercati finanziari dello scandalo DieselGate dietro le pesanti conseguenze finanziarie per gli investitori. Lo scandalo non finisce qui anche perché si espande su altri produttori; martedì in Germania sono state controllate più di una dozzina di Daimler sospettate di frode sulle emissioni inquinanti delle sue vetture. Uno scandalo senza fine che vede l’ambiente sempre più inquinato.

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