La Fed alza i tassi di interesse dello 0,25% e segnala che ulteriori rialzi potrebbero essere appropriati per domare un’inflazione che non molla la presa. Nonostante le tensioni sul mercato bancario, la banca centrale va quindi avanti nella sua battaglia e porta il costo del denaro in una forchetta fra il 4,75% e il 5%, ai massimi dal settembre 2007.
“Il sistema bancario americano è solido, resiliente e ben capitalizzato”, assicura il presidente della Fed, osservando comunque come nelle ultime settimane sono “emerse serie difficoltà in un numero di piccole banche”. Problemi – assicura Jerome Powell – che non mettono a rischio i risparmi dei correntisti: sono al “sicuro”, “abbiamo gli strumenti per proteggere i depositi” e “siamo pronti a usare tutti i mezzi a disposizione per mantenere la sicurezza del sistema bancario”.
Il presidente della Fed comunque ammette che le recenti tensioni hanno spinto la banca centrale a ipotizzare una pausa nell’aggressiva campagna di rialzi portata avanti. Poi però è emerso un “forte consenso” per una mini-stretta così da dimostrare l’impegno a combattere la galoppata dei prezzi. L’inflazione, spiega Powell, resta “troppo elevata” e la “strada per riportarla al 2% è ancora lunga e accidentata”.
Per questo saranno probabilmente necessari ulteriori rialzi del costo del denaro. La Fed stima di arrivare alla fine dell’anno con tassi in media del 5,1% ma “se necessario” potrebbe alzarli anche oltre. Alla fine del 2024 il costo del denaro è previsto invece intorno al 4,3%. “Non ci attendiamo alcun taglio dei tassi di interesse quest’anno”, aggiunge Powell smorzando le attese che si erano diffuse sul mercato di una riduzione del costo del denaro a causa della crisi bancaria.
Per Wall Street è una doccia fredda. I listini che avevano accolto positivamente la mini-stretta girano subito al ribasso, vedendo spegnersi la speranza di una fine del ciclo rialzista. La crisi bancaria, spiega Powell, ha un effetto disinflazionistico ancora da decifrare e che potrebbe giocare a favore della Fed. Molto probabilmente rallenterà l’economia, secondo molti analisti avviata o già in recessione. “La strada per un atterraggio morbido ancora esiste, cerchiamo di trovarla”, dice Powell.
Nelle sue nuove stime la Fed rivede leggermente al ribasso il pil per il 2023 e il 2024 rispettivamente al +0,4% e all’1,2%. Il tasso di disoccupazione è invece previsto per quest’anno al 4,5%. Più dei tassi è comunque la crisi delle banche a dominare la conferenza stampa seguita alla due giorni di riunione, con Powell in campo a difesa dell’azione rapida e forte delle autorità. Constata la rapidità dell’intervento americano anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
“La vigilanza ha avuto difetti ma sono state prese decisioni rapide, specie negli Usa” e “credo che se noi in Europa avessimo una crisi” per “le piccole e medie banche non avremmo uno strumento di intervento immediato” come “dico da anni”, osserva Visco nel corso di un’audizione alla Camera. Il presidente della Fed è sommerso dalle critiche per il fallimento di Silicon Valley Bank che, avendo più di 100 miliardi di dollari di asset, era proprio sotto la supervisione della banca centrale.
“E’ chiaro che abbiamo bisogno” si un stretta delle norme e della supervisione delle banche, ha detto aprendo alla possibilità di un’indagine esterna sulla vigilanza di Svb da parte della Fed. “Sarebbe la benvenuta”, ha risposto a chi lo incalzava.
L’ipotesi di un’inchiesta al di fuori della Fed è caldeggiata dalla senatrice democratica Elizabeth Warren che, conosciuta come paladina anti-Wall Street, conduce una battaglia personale contro Powell. Una lotta dalla quale finora Powell è uscito illeso anche grazie alla fiducia più volte ribadita da Joe Biden che, nell’andamento dell’economia, si gioca buona parte delle sue chance per il 2024.
Wall Street chiude negativa dopo la Fed. Il Dow Jones perde l’1,63% a 32.028,90 punti, il Nasdaq cede l’1,60% a 11.669,96 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l’1,56% a3.936,34 punti.