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In un periodo di conflitti e guerre si riflette sul senso della Diplomazia, l’arte di mediare, negoziare da parte di uno Stato sugli affari ed equilibri politici internazionali. Un modo per mantenere e risolvere eventuali controversie, favorendo la collaborazione per la Pace mondiale. Ruoli presenti in ogni Stato come parte della Politica Estera e fondamentale in un clima internazionale teso, che non rispetta a volte i criteri della buona diplomazia.
Il termine Diplomazia deriva da diploma, in passato un documento piegato in due, consegnato dal Capo di stato o sovrano all’Ambasciatore, dove viene riportato la missione da compiere. Dal greco diploun, piegato in due. Invece per i romani diplomas, riferito ai documenti ufficiali sui privilegi o accordi. L’espressione diplomazia e diplomatico appare la prima volta nel 1796, negli scritti dell’inglese Edmund Burke.
Sin dall’antichità con i romani e soprattutto i greci si sente l’esigenza dell’invio in un altro Stato di messi per svolgere attività diplomatiche e ottenere dei salvacondotti o immunità.
L’arte risale addirittura al 1300 a.C., come indicano i trattati fra Ittiti ed Egizi. Infatti, il trattato di Qadeš stipulato nel 1259 a.C., tra il re degli Ittiti Hattušili III e il faraone egizio Ramses II, diventa il primo accordo di Pace al mondo.
La figura del messo o diplomatico straniero in un altro paese, invece viene introdotta la prima volta dal Pontefice romano alla corte di Bisanzio. Seguito dalle Repubbliche di Venezia intorno al XI secolo con ambasciatori a Roma e a Costantinopoli. E dal XII secolo anche a Genova e a Pisa, che inseriscono i Consolati nei paesi con relazioni commerciali. La Spagna inoltre, è tra i primi paesi ad avere un Ambasciatore stabile in Inghilterra nel 1487 e nel 1519 gli stessi inglesi con la loro presenza a Parigi.
Nel Medioevo molti accordi vengono ancora stabiliti direttamente dal sovrano. Ma con la guerra dei Cento anni la figura dell’Ambasciatore inizia a essere più presente e necessaria. La Moderna Diplomazia si afferma nel Rinascimento in Italia e quella residente dal XVI secolo in tutta l’Europa, con la presenza di Ambasciate. Si diffondono i Trattati e dopo il Congresso di Vienna del 1815 diventa quella del diplomatico una vera professione.
La Diplomazia assume un ruolo fondamentale nell’Età Moderna con i nuovi Stati e la scoperta dell’America come parte dell’organizzazione politica delle nazioni. Inoltre esiste una distinzione tra la Diplomazia aperta, in cui le notizie sono pubbliche, e quella segreta, che esclude i media dalle informazioni o negoziati.
Tra gli ambasciatori passati alla storia per le tattiche raffinate da ricordare Richelieu, Mazzarino. In Italia anche Dante, Petrarca, Boccaccio, Guicciardini e Machiavelli, il quale svolse alcune missioni ispirando delle riflessioni nel Principe.
Oggi si spera in una buona diplomazia nell’attuale conflitto Russo-Ucraino con entrambi le parti, senza rinunciare a un ruolo di Mediazione. Evitando espressioni poco diplomatiche e deliranti, che possono aggiungere nuove tensioni inasprendo e allargando il conflitto. La Diplomazia dovrebbe mantenere sempre un dialogo, in una dialettica costruttiva e strategica. Anche l’uso dell’astuzia e la finzione, sono ammessi per cercare di fermare la guerra e calmare le tensioni, e non amplificarle suggerendo la bomba atomica. Non si può ottenere la pace, dichiarando la guerra
Per Machiavelli d’altronde la Diplomazia è inganno e ogni “fine giustifica i mezzi”, dando con la Mediazione senso ed efficacia alle astuzie e ai mille tentativi della Diplomazia. E come Heinrich Wiesner ci ricorda:“Mille trattative fallite hanno più successo di una guerra riuscita.”
Sí suave è l’inganno, al fin condotto, immaginato e caro, ch’altri spoglia d’affanno e dolce face ogni gustato amaro. O remedio alto e raro, tu mostri el dritto calle all’alme erranti; tu, col tuo gran valore, nel far beato altrui fai ricco Amore. Tu vinci sol con tua consigli santi pietre, veneni e incanti».
Machiavelli