
Walter Castagno, indubbiamente, un uomo poliedrico e sempre in movimento.
Nasce nel 1974 e per la maggior parte della sua vita artistica si è dedicato alla musica, come cantante, chitarrista, percussionista. Tuttora continua a esser musicista e oggi gonfia il petto d’orgoglio e amore nel suonare con i suoi due figli, uno di 10 e l’altro di 12 anni. Sul finire del 2021, ha aperto una collaborazione con l’etichetta discografica UKhan di Catania.
Insegnante di professione, è sposato e vive a Nole Canavese (TO).
Vivace difettare (edito dalla piccola casa editrice Edizioni Tripla E, di Moncalieri – TO) è la sua prima opera poetica, scritta con la metrica italiana in endecasillabi e settenari. Una scelta sicuramente non semplice, ma dai risultati davvero notevoli. Questa scelta è stata dettata dal modello che Walter applica a molti settori della sua vita: l’equilibrio tra apollineo e l’opposto dionisiaco, usando i termini filosofici coniati da F. Nietzsche. In generale, l’arte deve certo avere aspetti spontanei, che emergono dal cuore e dall’anima. Non deve, tuttavia, trascurare la capacità tecnica, lo sforzo creativo, ma deve essere uno stimolo a raggiungere livelli più elevati.
Questo libro nasce in un momento di grande riflessione dell’autore.
Chiuso in casa, come la maggior parte delle persone, nel primo periodo Covid, ha valorizzato il tempo a sua disposizione per ripercorrere, mentalmente, la sua vita fino ai giorni attuali. Ciò gli ha permesso di riappropriarsi di emozioni di un tempo, non molto lontano, ma che aveva accantonato per la velocità del vivere.
Ha ripreso in mano i suoi vecchi scritti, di quando era ragazzo e amava dilettarsi con la poesia, allora in versi sciolti.
I ricordi gli hanno riacceso quell’amore verso la scrittura poetica. Ha ripreso a studiare la metrica italiana e si è, semplicemente, lasciato andare e fatto rapire dalla sensualità che solo la poesia sa dare.
Da lì a scrivere il suo primo libro non è passato molto: i versi sono arrivati a lui fluidi, proprio come lo scorrere dei ruscelli in Primavera, quando i ghiacciai si sciolgono.
Perché, scrivere la poesia, è proprio questo: lasciarsi andare, permettere ai pensieri di scorrere ed all’impeto delle emozioni di esistere e di trascinare ogni cosa.
Vivace difettare
Imperfetto unico, uguale perfetto,
Che mai modifica ‘l proprio aspetto,
mentre’ l primo tra chiari e scuri,
dona in egual menti e spunti venturi.
Dicon di ottimizzar per avanzare,
unico mai sarà, poiché uguale
sempre resta, e mai viene casuale.
Danza vivo
bimbo pago.
Vive privo
di tal brago.
L’unicità è sì eccezionale,
che come sole raggiante prevale
sulla lugubre bruma mattutina,
sorgendo fiero da tergo a collina.
Anziché perfezion meglio mi pare
che tra’ l vantaggioso ottimizzare
e quel sano vivace difettare
ci sia misura ad equilibrare.
Nelle poesie di questa silloge, i suoi pensieri sono focalizzati sulle condizioni umane. Sicuramente la spinta riflessiva non è stata dettata unicamente dalla situazione sanitaria attuale ma, anche e soprattutto, dalla velocità del vivere quotidiano, dalle paure, dalle rinunce che rendono schiavi gli umani e impediscono loro di poter assaporare le bellezze che li circondano. Parla di ideali traditi e abbandonati, di occasioni perse per il rancore. Ma anche parole di ringraziamento verso le meraviglie di madre natura, a cui l’uomo deve tutto.
Il discorso si estende poi sulla distanza tra uomo ed umano, dove l’individualismo vela l’orizzonte degli ideali. Le sue rime parlano dell’importanza di metterci tutta la propria forza e di credere in ciò che si fa per raggiungere una meta.
Insomma, una bella silloge, caratterizzata da alcuni spunti ancora acerbi che la rendono anche più interessante.