In molte città europee, girando tra vicoli e stradine può capitare di poggiare il passo tra le commemorative Pietre d’Inciampo, ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig nel 1992. Un modo singolare per ricordare le vittime del nazismo, inserendo dei blocchi di pietra nel manto stradale, con sopra una lastra di ottone, su cui sono riportati i nomi, la nascita, la data e il luogo della deportazione nei campi di concentramento. Sono poste davanti alle loro abitazioni e lasciate alla casualità dell’incontro.
S’inciampa per rinnovare la memoria tra piccole pietre, che diventano parte della strada. In Germania si diffondono maggiormente a Berlino, Amburgo, Colonia e altre nazioni tra cui i Paesi Bassi, l’Austria, l’Ungheria e anche l’Italia. La prima città che condivide il progetto nel bel paese è Roma il 28 gennaio 2010, inaugurate dall’artista e coinvolgendo nel tempo molti Municipi e anche altri 96 centri italiani.
Le Stolpersteine in tedesco o pietre d’inciampo, sono in onore a qualsiasi tipo di vittima del nazifascismo: razziale, politico, sessuale, militare. E a Roma è possibile ritrovare la memoria sui sampietrini d’oro della grandezza dieci per dieci e sono più di trecento. Tra questi anche una targa per l’Arma dei Carabinieri, con circa 2000 dei suoi uomini deportati, sembra il 7 ottobre del 1943.
Tante vite e storie di dolore e morte, nomi e famiglie come quella Di Consiglio in Via Madonna dei Monti, catturati con adulti e bambini tra cui Rina, Lina, Marisa, Cesare, assassinati a Auschwitz e alle Fosse Ardeatine. Le loro targhe vengono anche barbaramente derubate nel 2018 e poi ricollocate dalle autorità cittadine. Confermando le parole di Primo Levi: Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia. Infatti!
In Europa comunque, si contano circa 70000 pietre sparse nelle città, nel tentativo di dare un nome a chi ne è stato sottratto e poi sostituito con numeri dai tanti zeri incontrati, loro carnefici. Una catena di nomi e cognomi, morti crudelmente e senza senso.
Le Pietre d’Inciampo sono un tentativo per non dimenticare e non solo il 27 gennaio. Ma per farli rivivere ancora nell’inciampo, nello sguardo, leggendo ed evocando un nome, morto nella disumanità, ingiustizia e solitudine. Una placca commemorativa, che diventi il simbolo di tutti, non potendo conoscere il nome di ognuno. Piccole pietre, simbolo di una memoria che si lascia attraversare, cercando di immaginare visi, speranze, talenti, distrutti, umiliati e svuotati.
“…Senza nome. Senza più forza di ricordare. Vuoti gli occhi e freddo il grembo. Come una rana d’inverno”.
Oggi è domenica lavorativa, Arbeitssonntag: si lavora fino alle tredici, poi si ritorna in campo per la doccia, la rasatura e il controllo generale della scabbia e dei pidocchi, e in cantiere, misteriosamente, tutti abbiamo saputo che la selezione sarà oggi. La notizia è giunta, come sempre, circondata da un alone di particolari contraddittori e sospetti: stamattina stessa c’è stata selezione in infermeria; la percentuale è stata del sette per cento del totale, del trenta, del cinquanta per cento dei malati. A Birkenau il camino del Crematorio fuma da dieci giorni. Deve essere fatto posto per un enorme trasporto in arrivo dal ghetto di Posen. I giovani dicono ai giovani che saranno scelti tutti i vecchi. I sani dicono ai sani che saranno scelti solo i malati. Saranno esclusi gli specialisti. Saranno esclusi gli ebrei tedeschi. Saranno esclusi i Piccoli Numeri. Sarai scelto tu. Sarò escluso io.
Se questo è un uomo / Primo Levi