
Ebbene sì, la presenza mentale sembra proprio essere collegata alla felicità. Ma cosa vuol dire presenza? “Essere presenti vuol dire essere totalmente consapevoli di ciò che facciamo, qualunque cosa sia. Ci impegnano per essere fino in fondo qui dove siamo già, proprio ora. E capiamo, già dal primo esercizio, che la capacità di esserci non è affatto scontata, ma è piuttosto un’arte meravigliosa tutta da imparare”, afferma la dott.ssa Maria Beatrice Toro, Psicoterapeuta e direttore didattico della scuola di specializzazione in Psicoterapia cognitiva interpersonale Scint di Roma.
Oggi portiamo avanti delle abitudini inefficaci che permangono ed abbiamo difficoltà a cambiarle perché manteniamo una modalità cognitiva caratterizzata dalla spinta al fare piuttosto che all’essere. Secondo uno studio condotto da psicologi dell’università di Harvard pubblicato su Science nel 2010 ha scoperto che passiamo metà delle nostre ore di veglia a pensare a qualcosa di diverso da ciò che stiamo facendo. La mente umana si distrae il 46,9% del tempo, qualunque cosa faccia e questo ha un costo altissimo a livello emotivo. I soggetti dello studio affermavano infatti di essere più felici quando erano concentrati su ciò che facevano. Quindi il nostro Livello di felicità è correlato direttamente alla capacità di essere presenti alle nostre azioni.
Secondo John Kabat-Zinn, medico e ricercatore statunitense, ideatore del protocollo scientifico M.B.S.R., “La mindfulness è la pratica del prestare attenzione: sapere dov’è e poter scegliere dove dirigerla”.
Vediamo allora nel dettaglio i 7 motivi che ostacolano la nostra felicità in modo da poterli riconoscere quando si presentano:
Allora, impegniamoci ad ascoltare di più il nostro corpo, ad essere più presenti e consapevoli nelle azioni che compiamo, a prestare attenzione a tutto ciò che percepiamo con i sensi e proviamo a vedere che sensazioni ci arrivano.
Buon ascolto!