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Variante Omicron: due inoculazioni di Pfizer dopo 5 o 6 mesi non danno protezione

| 12 Dicembre 2021 | SALUTE

Due dosi di vaccino Pfizer dopo 5 o 6 mesi non danno “alcuna protezione” contro la variante Omicron, mentre il booster offre una protezione “significativa” contro la malattia grave, anche se “4 volte meno” di quella offerta nei confronti della Delta.

Lo ha annunciato in una conferenza stampa la professoressa Gili Regev Yochay dello Sheba Medical Center di Tel Aviv al termine di uno studio israeliano condotto su due gruppi di sanitari della struttura: uno vaccinato con due dosi, l’altro con il booster.

A quasi 5 mesi dall’inizio della somministrazione della dose booster di vaccino, Israele ha reso noti i dati sulla copertura vaccinale: “Abbiamo cominciato a fare la terza dose in agosto, siamo stati il primo Paese a farlo, ora stiamo vedendo che gli anticorpi neutralizzanti, la memoria immunitaria cellulare e l’immunità generale sono più alti che dopo la seconda dose”, dice Arnon Shahar, responsabile della task force Covid e della campagna vaccinale israeliana.

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“C’è un lieve calo degli anticorpi, ma non è quello che ci interessa perché l’immunizzazione non si basa solo su questo. Siamo molto soddisfatti del risultato”, ha aggiunto Shahar.

Prima della scoperta della variante Omicron, uno studio israeliano pubblicato sul New England Journal of Medicine e condotto sui dati della Clalit – una delle maggiori casse mutue israeliane – aveva rivelato che la terza dose di vaccino Pfizer riduce del 90% le morti nella fascia di popolazione over 50 rispetto a chi non ha avuto il booster.

I risultati – ha detto Doron Netzer, capo del settore medico della Clalit – indicano senza equivoci che” il booster è significativamente associato ad una riduzione del rischio di morte, inclusa la variante Delta”.

Mentre sull’immunizzazione dei più piccoli, Shahar ha spiegato: “Abbiamo già vaccinato con la prima dose del vaccino anti-Covid 100 mila bambini tra i 5 e gli 11 anni. Sono già partite le prenotazioni per la seconda dose a tre settimane. Non abbiamo registrato eventi avversi, solo in bassa percentuale effetti lievi locali come stanchezza, mal di testa, un pò di febbre. Speriamo di poter cominciare presto a vaccinare i bambini più piccoli”.

Poi un passaggio anche sulla variante Omicron, che sta destano preoccupazione in tutto il mondo. “Siamo allarmati per la contagiosità della variante Omicron, ma per il momento non vediamo che sia più violenta né che dia una malattia più grave rispetto alle altre varianti”.

“Il vaccino continua a coprire dalla malattia severa anche con due dosi”, ha detto Shahar, sottolineando: “Stiamo condividendo i dati con il Sudafrica e le case farmaceutiche e ci aspettiamo di saperne di più tra una settimana”.

“Oggi siamo più vicini alla fine della pandemia, direi che siamo oltre la metà del lavoro che bisogna fare contro il virus. Se la gente continuerà a vaccinarsi in tutto il mondo e ogni Paese farà la sua parte, potremmo dichiarare che la pandemia è finita per la seconda metà del 2022”, ha quindi sottolineato Shahar ribadendo che “la fine della pandemia sta nel vaccino, solo con il vaccino abbiamo salvato migliaia di vite umane”.

In Israele, intanto, “possiamo dire di essere nella quinta ondata del virus, ma grazie al booster la stiamo contenendo molto, abbiamo 500 contagi al giorno”, ha aggiunto l’esperto. Il 9 dicembre il governo israeliano ha prorogato per altri 10 giorni il divieto di ingresso dall’estero per gli stranieri all’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, come misura di prevenzione della diffusione del Covid.

L’esecutivo, per decisione del premier Naftali Bennett e del ministro della Sanità Nitzan Horowitz, ha inoltre confermato le attuali regole di quarantena e tampone per gli israeliani di rientro nel Paese.

TAG: covid, Israele, Tel Aviv, vaccini, variante Omicron
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