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Crisi ambientale, Glasgow firmato il Patto per il clima

India e Cina restano sulla decarbonizzazione controllata
| 15 Novembre 2021 | AMBIENTE

Alla fine, alla Cop26 di Glasgow è stato raggiunto l’accordo. Un po’ ridotto sul carbone e i sussidi alle fonti fossili, per venire incontro alle richieste di India e Cina. Ma alla fine, il documento finale è stato approvato.

Con questo, i Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi (cioè tutti i quasi 200 Paesi del mondo) si impegnano a tenere il riscaldamento globale sotto 1 grado e mezzo dai livelli pre-industriali. Un passo avanti rispetto al target principale dei 2 gradi dell’Accordo di Parigi.

Il documento finale fissa l’obiettivo minimo di decarbonizzazione dei Paesi al 2030: un taglio del 45%delle emissioni di CO2 rispetto al 2010. E prevede poi di arrivare a zero emissioni nette intorno alla metà del secolo.

Il documento chiede agli Stati di aggiornare i loro impegni di decarbonizzazione (Ndc) entro il 2022. Le tre bozze iniziali del documento prevedevano un invito ai Paesi ad eliminare al più presto le centrali a carbone e i sussidi alle fonti fossili.

Ma su questo punto, nella plenaria di sabato pomeriggio si sono impuntate Cina e India. “Non è compito dell’Onu dare prescrizioni sulle fonti energetiche – ha detto il ministro dell’Ambiente indiano, Bhupender Yadav – I Paesi in via di sviluppo come l’India vogliono avere la loro equa quota di carbon budgete vogliono continuare il loro uso responsabile dei combustibili fossili”.

Anche la Cina ha sostenuto la posizione indiana, e alla fine il presidente britannico della Cop26, Alok Sharma, ha dovuto cedere. Trattenendo le lacrime, annunciando l’intesa ha detto: “Capisco la delusione, ma è vitale proteggere questo pacchetto”. Così, il phase out (eliminazione) di centrali a carbone e sussidi alle fonti fossili è diventato phase down (riduzione).

E il documento, anzi, il pacchetto di vari documenti, è passato. Ci sono anche tre previsioni dell’Accordo di Parigi che finora non erano state attuate: il mercato del carbonio all’articolo 6, il reporting format con cui gli stati devono riferire i loro progressi nella decarbonizzazione, e il Paris Rulebook con le regole per attuare l’Accordo di Parigi. Erano tre dossier molto spinosi, ma dopo lunghe trattative la Cop26 è riuscita a portarli a casa.

L’accordo è stato “davvero storico”, a dispetto dei compromessi resisi necessari per ottenere l’approvazione di 197 Stati, ha detto il premier Boris Johnson. Johnson ha parlato di un accordo che può rappresentare l’avvio di “quel punto di svolta che il mondo aveva bisogno di vedere” e che mantiene vivo il target di 1,5 gradi per il surriscaldamento terrestre. E ha aggiunto che il carbone è comunque “condannato a morte”.

Ma ci sono anche i punti più critici. I Paesi meno sviluppati denunciano che nel testo non ci sono impegni per il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno previsto dall’Accordo di Parigi per aiutare a decarbonizzare e non ancora attuato.

E non si prevede neppure un fondo, richiesto a gran voce dagli Stati poveri, per ristorare i danni e le perdite dovute al cambiamento climatico. Tuttavia, quasi tutti alla fine votano il documento.

La rappresentante del Bhutan, a nome del gruppo dei Paesi meno sviluppati, dice che “il testo non è equilibrato. Ma ora non è il tempo di rinchiuderci nelle nostre differenze, ora è il tempo dell’unità”.

Il documento finale dà l’avvio a tutta una serie di negoziati per migliorare l’azione climatica: riunioni ministeriali annuali, un negoziato sull’adattamento fino alla prossima Cop27 a Sharm el-Sheikh in Egitto, un nuovo obiettivo per la finanza climatica nel 2024 e un dialogo su di un futuro fondo per danni e perdite.

Greenpeace e Wwf commentano l’accordo dicendo che è debole e manca di coraggio, ma va comunque nella giusta direzione. Greta Thunberg invece attacca: “Solo bla bla bla, il lavoro vero comincia fuori da quelle stanze. E non ci arrenderemo mai, mai”.

Per il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il documento finale è “un compromesso. Riflette gli interessi, le condizioni, le contraddizioni e lo stato della volontà politica nel mondo oggi. La collettiva volontà politica non è stata abbastanza per superare le profonde contraddizioni”.

TAG: Cop26, crisi climatica, Glasgow
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