Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri è da qualche settimana sotto gli attacchi di certa stampa. La prefazione del magistrato al libro “Strage di Stato. Le verità nascoste della Covid-19” scritto da Pasquale Bacco e Angelo Giorgianni ha scatenato polemiche.
Il libro è accusato di negazionismo sul Covid e di antisemitismo. I due autori non sono due esagitati qualunque: Giorgianni è magistrato presso la Corte di appello di Messina ed è stato parlamentare nelle file di Rinnovamento Italiano Lista Dini e sottosegretario del primo governo Prodi; Bacco è un medico, diffidato dall’Ordine dopo su dichiarazioni contro le mascherine e contro le norme restrittive.
Due personaggi senza dubbio divisivi; ma basta una prefazione per chiedere la testa del magistrato? Evidentemente per certi giornalisti sì. Si tratta di cronisti che, con tutti i problemi che attanagliano l’Italia, per esempio la criminalità organizzata che si sta rafforzando grazie alla pandemia, scrivono articoli su articoli per un presunto autogol di un magistrato. Per fortuna ci sono pezzi che ci ricordano il lavoro di Gratteri e dei suoi uomini, vittime da anni di minacce e intimidazioni. A queste violenze della criminalità organizzata si aggiungono articoli dal sapore quasi diffamatorio.
La ‘ndrangheta è sempre più potente e distante da quella degli anni ’70 e ’80, che viveva di sequestri e spaccio. Ora è nell’edilizia, nei trasporti, nell’agricoltura, nella politica e probabilmente anche nell’editoria. Ci sono quotidiani come Il Foglio e Il Riformista che ogni giorno attaccano il magistrato per la prefazione al discutibile libro. L’antisemitismo è un cancro duro a morire nella testa di alcuni, ma oggi in Italia la mafia è un problema molto più urgente. E se si vuole parlare di razzismo, perché non farlo dando voce ai migranti sfruttati o raccontando di quelli lasciati morire in mare? Spesso vittime della mafia che ne gestisce i traffici? Non ho mai letto su queste testate un elogio per la lotta al traffico e allo sfruttamento di esseri umani portata avanti dal Procuratore di Catanzaro. Anzi, alcune penne arrivano a chiederne la rimozione dalla Procura. Il che sarebbe un regalo alla ‘ndrangheta.
Gratteri è un simbolo della lotta alla criminalità organizzata, in particolar modo alla ‘ndrangheta, divenuta negli ultimi decenni l’organizzazione più potente in Italia, da Sud a Nord. I cronisti che lo attaccano, mostrando di avere tanto a cuore il tema dell’antisemitismo e del razzismo, hanno mai parlato delle condizioni dei tanti contadini a giornata di Calabria? Sono perlopiù africani, spesso sfruttati da imprenditori italiani legati alle cosche. Vivono in baracche ai margini della Piana di Gioia Tauro. I giornalisti anti-Gratteri hanno mai scritto di Bartolo Mercuri? Si tratta di un imprenditore dal cuore d’oro che con un pullman trasporta i contadini nei campi agricoli e dà loro cibo e indumenti. Tanto coraggioso, che la ‘ndrangheta lo ha preso di mira, incendiandogli per ben due volte il suo mezzo di trasporto. Mercuri ha potuto ottenere un nuovo pullman grazie all’impegno di tanti cittadini a cui ha fatto appello anche un cronista come Domenico Iannacone, che con la sua trasmissione “Che ci faccio qui” ha messo in luce la storia. L’informazione di oggi ha bisogno di giornalisti come Iannacone, che mostrano la miseria in cui vivono tanti immigrati, a cui dobbiamo il raccolto della frutta e della verdura che arriva nei nostri mercati. La società civile non ha invece bisogno di giornalisti che sfruttano un caso marginale per imbastire una polemica strumentale che fa comodo alle mafie e non aiuta certo la lotta al razzismo.
Non ho letto il libro incriminato. Anche se la prefazione di Gratteri fosse uno scivolone, ciò non toglie che il suo lavoro di magistrato sia fondamentale per ripristinare un po’ più di legalità in Calabria. Ho avuto la fortuna di leggere un paio di libri sulla criminalità calabrese scritti da Gratteri con lo storico Antonio Nicaso. Si tratta di opere che aprono gli occhi sulla Regione più periferica della nostra penisola e su quanto sia potente e camaleontica questa organizzazione criminale. Gratteri rischia ogni giorno la vita per il suo lavoro (vive sotto scorta dal 1989), erede di eroi come Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino. Lo stesso non si può dire di certi giornalisti…
Dietro gli attacchi a Gratteri c’è forse un’ostruzione al suo possibile passaggio alla Procura della Repubblica di Milano (la ‘ndrangheta spadroneggia in Lombardia) e alla Direzione Nazionale Antimafia. Dietro giornali dalle poche copie vendute ma dall’alta visibilità ci potrebbe essere un disegno che finisce per fare il gioco della ‘ndrangheta. Con consapevolezza, e qui sarebbe favoreggiamento della criminalità organizzata, oppure con un’incoscienza tale da squalificare la testata che pubblica certi articoli. Altrimenti questo accanimento non si spiega.
Uomini come Gratteri, Mercuri e Iannacone fanno male alla criminalità. Il primo arrestando gli ‘ndranghetisti, il secondo aiutando i lavoratori sfruttati, il terzo portando in tv realtà scomode. Chi infanga queste persone fa il bene della criminalità. Il Foglio e Il Riformista non fanno buon giornalismo e non fanno male alla criminalità, anzi… L’informazione seria deve raccontare il duro lavoro di Gratteri nella lotta alla ‘ndrangheta, l’altruismo di Mercuri e le condizioni di miseria in cui vivono nel 2021 in Italia i nostri contadini. L’informazione ridicola o prezzolata gioca a mettere alla gogna i migliori servitori dello Stato.