Il premier Giuseppe Conte sarà alla Camera lunedì per chiedere la fiducia. La decisione arriva dopo un’altra densa giornata politica che ha visto il presidente del Consiglio salire al Colle per il secondo giorno consecutivo al Quirinale. Conte aveva assicurato a Sergio Mattarella la volontà di parlamentarizzare la crisi.
Grandi manovre intanto sono in corso soprattutto al Senato, dove i 18 senatori Iv erano determinanti, per mettere in piedi l’operazione che stabilizzi la maggioranza. Sia il Pd sia il M5S hanno chiuso le porte a Matteo Renzi e per salvare la legislatura, con i pesanti dossier ancora aperti sul tavolo del governo, l’unica strada per loro disponibile è blindare il premier cercando forze responsabili, i cosiddetti “costruttori”, direttamente in parlamento, “alla luce del sole”.
Il centrodestra si è riunito nel pomeriggio ed è compatto nel chiedere che Conte vada a riferire in aula, auspicando un ritorno alle elezioni in caso il premier non trovasse i numeri in parlamento. Ieri sera è stato convocato un nuovo Cdm per lo scostamento di bilancio.
Le comunicazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in Parlamento avranno ‘carattere fiduciario’. Quindi, dopo il dibattito, la votazione che seguirà si svolgerà con le modalità del voto di fiducia, con chiama per appello nominale. In tutto, alla Camera tra comunicazioni del premier, dibattito e votazione occorreranno circa 6-7 ore, comprese le pause per la sanificazione dell’Aula. E’ quanto emerge al termine della Conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
M5S: Renzi sfascia e scappa, suo futuro l’irrilevanza
Nel momento in cui bisogna restare uniti, lui sfascia. Quando c’è da correre, lui ferma tutto. Quando c’è da assumere scelte coraggiose, lui scappa. Tutto questo, per qualche titolo sui giornali. Tutto questo per puro ego, purissima vanità. Ma il percorso imboccato da Matteo Renzi è destinato all’irrilevanza politica”. Così un post del M5S sulla pagina Fb del Movimento. “Fuori da questa maggioranza, non gli resta che guardare alla destra antieuropeista. Ma anche lì non si fidano di lui. È l’ovvia parabola di un leader che pensa solo a se stesso. E che ha già trascinato i suoi a percentuali da prefisso telefonico, li ha fatti litigare con altri compagni di viaggio, ha fatto perdere loro clamorosamente referendum e appuntamenti con la storia. Noi sappiamo, invece, che questo è il momento di restare uniti, di correre, di assumere scelte coraggiose. Siamo certi- conclude il post – che gli italiani vogliono proprio questo”.
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