Il Natale, nel mondo cristiano, è in assoluto una delle festività più sentite a livello collettivo. D’altronde, celebrando niente di meno che la nascita di Gesù Cristo, ha un’influenza culturale, oltre che religiosa, che per moltissime civiltà al mondo è impossibile da trascurare. Il Natale è quel periodo dell’anno che si riempie di magia e di stupore. Le strade e i palazzi si accendono di luci e di decorazioni, le tradizioni culinarie ci coccolano con i piatti più deliziosi e nelle nostre case si addobbano abeti e si costruiscono i presepi, questi ultimi con lo scopo di ricordare la venuta al mondo di Gesù Bambino.
Le feste natalizie sono l’occasione più sacra per poter passare del tempo in famiglia e con le persone a noi più care. Più che in qualsiasi altro momento, per esempio, il Natale vede ritornare al proprio paese o alla propria città d’origine chi, per motivi di studio o di lavoro, si trova lontano da casa. Il Natale, in poche parole, è famiglia e casa. Il Natale è l’affetto e lo stare insieme.
Adesso, tralasciando le tristezze e le difficoltà a cui ci sottopone la pandemia nella celebrazione di questa festa, e lasciando da parte anche l’ironia di chi considera un sollievo il non dover passare un pranzo o una cena con i parenti più antipatici, credo che sia giusto rivolgere la nostra attenzione sul messaggio cristiano che, nella sua semplicità, contiene il Natale.
Abbiamo fatto riferimento, poche righe più in alto, alla magia e alla bellezza dello “stare insieme” che il Natale ci regala. La famiglia, infatti, anche per chi non crede o per chi pratica un altro culto, è qualcosa di sacro. Questo è ovvio. E il Natale, dando l’opportunità di godere dei propri affetti, contribuisce a rendere la famiglia la cosa più sacra che possiedono le persone, se non altro per il semplice fatto di far ritrovare o di ricondurre sotto lo stesso tetto i membri di una famiglia.
Prendiamo per esempio un musulmano, qui immigrato dal suo paese d’origine, che vive in Italia da qualche decennio con la moglie e i propri figli. Come potrà, pur appartenendo a un altro credo, non gioire della possibilità che la festa gli concede, ovvero quella di passare del tempo con i propri cari? Com’è facile concludere, la portata del Natale è qualcosa di così ampio e universale che senza nemmeno pretenderlo riesce a superare qualsiasi confine, religioso o culturale che sia.
Se pensiamo al Natale, infatti, una delle prime immagini che ci viene in mente è quella del presepio. Giuseppe e Maria sono stretti intorno al loro figlio Gesù e con loro ci sono un bue e un asinello che, nel loro essere animale, donano calore e conforto agli esseri umani e da loro ne ricevono. Una famiglia, infatti, è tale grazie anche alla presenza gioiosa e divertita dei nostri animali. In questo, possiamo concludere, il Natale è vissuto e sentito a livello collettivo come qualcosa di unico e irripetibile, che ci spinge a ricercare il calore nell’affetto della famiglia. Il senso sacro e cristiano della famiglia è rispettato e tradotto in realtà.
Cos’altro succede, però, intorno al Natale e alla sua magia? Cos’è che rende infranta la purezza dello spirito cristiano nel periodo dell’anno che più dovrebbe essere cristiano?