Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha dato le dimissioni con una lettera al premier Conte. Secondo indiscrezioni nella lettera Fioramonti avrebbe spiegato che secondo lui bisognava rivedere l’IVA, anche lasciando l’aumento, per incassare i 2-3 miliardi che chiedeva per il suo ministero e che di fronte al blocco dell’aumento ha capito che non c’era volontà di fare maggiore gettito e dunque non ci sono più le condizioni per andare avanti.
Ieri sera da Palazzo Chigi hanno confermato l’arrivo della lettera di dimissioni. L’uscita di scena del responsabile della scuola non è un fulmine a ciel sereno: nei giorni scorsi si erano rincorse ripetute voci su un possibile abbandono del ministro.
A metà dicembre a Trieste, il ministro pentastellato, aveva manifestato apertamente il suo malcontento: “La scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza” ma rappresentano “la linea di galleggiamento”. Tredici giorni dopo quella affermazione, e 48 ore dopo la definitiva approvazione della legge di Bilancio con voto di fiducia, Fioramonti ha tirato le sue conclusioni.
Nei giorni scorsi si sono fatti i nomi di alcuni deputati che potrebbero seguirlo, tra cui Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, ma anche l’ex M5S Andrea Cecconi. Insomma, si moltiplicano le voci su possibili gruppi contiani nei due rami del Parlamento. Per la successione al ministero dell’Istruzione il nome in pole è quello di Nicola Morra, attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia.