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A Renato Zero: il trasformista che ha fatto la “rivoluzione” con la sua musica

| 25 Settembre 2019 | CULTURA

Settembre ha dato i natali a molti personaggi illustri, tra questi il trenta del mese ricorre l’anniversario della nascita del grande cantautore e produttore discografico italiano, Renato Zero, pseudonimo di Renato Fiacchini. E’ tra i cantanti di musica pop, rock, glam rock, più amati in Italia che ha fatto la sua “rivoluzione”, con una musica innovativa e provocatoria. I suoi travestimenti con cipria, piume, lustrini e tanto carattere, lo rendono un artista moderno, sempre attuale.

Renato Zero s’inventa, creando un personaggio, truccandosi e cucendo un’immagine di sé, spettacolare e dirompente. I look scenografici, improvvisati, i costumi estrosi, rappresentano al meglio la sua arte e il suo mondo interiore. Il trucco diventa un rafforzativo alle sue parole ironiche, trasgressive, aggiungendo una nuova interpretazione originale e personale della vita. Affrontando ogni volta tematiche nuove e diverse, in sintonia con i suoi umori e la sua crescita verso una sobrietà d’immagine e toccanti parole. Renato, ha scritto più di cinquecento canzoni, pubblicato quarantadue album e venduto più di sessanta milioni di dischi. E sembra anche l’unico a rimanere nelle classifiche italiane per più di cinque anni. I suoi successi sono indimenticabili non temono confronto, restano innovativi e moderni, riflessivi e leggeri, seri e divertenti, come: Mi vendo, Morire qui, Triangolo, Sbattiamoci, Baratto, La tua idea, Il carrozzone, Il cielo, Amico, I migliori anni della nostra vita, Nei giardini che nessuno sa, Cercami, Magari.

Renato, nasce a Roma il 30 settembre del 1950, figlio di un poliziotto Domenico Fiacchini e di Ada un’infermiera, vive la sua infanzia a Roma, in via Ripetta e poi alla Montagnola, nell’affetto di una famiglia numerosa con le sorelle, la nonna, i tre fratelli scapoli della madre e un cane, Jay. “Avere intorno una famiglia così ricca, così meravigliosamente presente, era veramente un parafulmine meraviglioso”.
Dopo la terza media frequenta l’Istituto di Stato per la Cinematografia e la Televisione Roberto Rossellini, che lascia però al terzo anno, per dedicarsi alla danza, la musica, il canto, la recitazione. Inizia a esibirsi nei locali, a travestirsi, ricevendo spesso anche offese come: “Sei uno Zero”, che offre lo spunto al suo nome d’arte. A quattordici anni stipula il primo contratto al Ciak di Roma, per cinquecento lire al giorno. Frequenta il Piper, locale romano, dove incontra Renzo Arbore che lo inserisce nel pubblico di “Bandiera gialla” e “Per voi giovani” e Don Lurio, che lo include nel gruppo di ballo I Collettoni. Seguono i Caroselli, l’incontro con Mia Martini e Loredana Bertè con cui forma un trio e da cui nasce una grande amicizia, interrotta solo da pochi anni. Nel 1967 pubblica anche il primo 45 giri, prodotto da Gianni Boncompagni, ma senza successo, con venti dischi venduti.
In questo periodo spesso si ritrova in Piazza Navona, “un grande ufficio di collocamento”, con “Alessandro Haber, Pino Daniele, Toni Esposito, Mita Medici” e altri artisti, in attesa d’incontrare registi come Bolognini, Zeffirelli e nella speranza di essere scelti verso nuove fortune.
Lavora nei musical “Orfeo 9” e “Hair”, fa la comparsa in alcuni film di Fellini, ma è verso gli inizi del 1970 che il personaggio Zero, con i suoi travestimenti ed eccentricità si definisce, facendosi conoscere nel suo Glam Rock. Il primo album esce nel 1973 con “No! Mamma, No!”, seguono poi brani eterni: La favola mia, Il carrozzone, Amico, Il cielo, in una lunga ascesa fino ad oggi di successi indimenticabili, deliziando più generazioni. Spettacolare e comunicativo, suona il pianoforte, la chitarra e le sue esibizioni mostrano una particolare “attitudine aggressiva” che “annunciava un clown e sul palco si presenta un guerriero”.
Il suo umorismo domina nei suoi brani, con parole nuove, tra un “mi vendo, dai noleggiamoci, la geometria non è un reato, se ti do la milza tu che mi dai e se ti do un occhio, tu mi guarderai”. Geniale! E nella sua magrezza e le movenze sinuose, i capelli ondulati e quella voce potente è semplicemente Meraviglioso!

Inoltre, tra le sue tante e fortunate idee è nata Fonopoli, un’ Associazione culturale per aiutare i giovani artisti, con una serie d’iniziative.
Per quanto riguarda la sua vita sentimentale si ricorda la relazione con Enrica Bonaccorti e in particolare quella con Lucy Morante, anche sua segretaria. Infatti, con Lucy vive una grande storia d’amore, che non sembra mai veramente interrotta, come lo stesso Renato sostiene: “Non avrei neppure bisogno di dirle bentornata, perché con Lucy non ho mai davvero rotto. E’ sempre stata parte della mia vita: l’esperienza più bella”.
Racconta inoltre, che agli inizi della carriera mentre lui si esibisce, Lucy propone e vende le sue cassette al pubblico per sostenerlo. E in questo modo nel giro di tre anni, riesce a distribuire circa settantamila dischi.

Renato, dimostra sempre riconoscenza, attaccamento e rispetto per le donne con parole: “Se devo pensarmi negli anni a venire, mi penso al fianco di una donna. La donna è il rifugio”.

La vita privata del grande showman, resta comunque discreta e misteriosa, giocando spesso sull’ambiguità. Tra le poche cose note, Renato vive con la sorella e un fratello nella zona Camilluccia a Roma, e nel 2003 ha adottato Roberto Anselmi, che lo ha reso nonno di due nipoti, a cui è molto legato.
I suoi fans o meglio “sorcini”, così chiamati sembra, dal 1980, dopo essere stato inseguito dai suoi ammiratori e aver esclamato “Sembrano tanti sorci!”. “Il nome mi venne guardandoli sui motorini piccoli come biciclette”. Da qui, il termine trova in modo naturale il suo ironico ruolo. E tra le altre curiosità il regista Tim Burton trova ispirazione nel fantasioso Renato Zero, per il personaggio di Johnny Depp in “La fabbrica del cioccolato”.

Renato dimostra anche una grande fede e saldi valori: “Quando ho affrontato poi la vita con il boa di struzzo, ogni volta che uscivo di casa mi facevo il segno della croce e pregavo il Signore di famme ritorna’ a casa senza cerotti e senza fogli di via”.
Inoltre Renato, appena nato si ammala di anemia emolitica neonatale, che richiede una trasfusione completa di sangue. E per sfuggire al servizio militare si presenta alla visita con le mutande colorate, ma precisa però che odia il celeste e il rosa.
Renato, resta legato da un grande affetto a Franco Califano, con cui inizia l’avventura artistica, aiutati economicamente da Eduardo Vianello. “Per permettermi di scrivere e creare la mia libertà, Eduardo mi passava 75 mila lire al mese. Sono cose che non si dimenticano”. Per Renato comunque, Califano “ha una forma molto dolce e speciale di esistere”.

Anche il ricordo di Lucio Dalla, suo caro amico lo commuove: “Lucio era al di sopra di tutto. Aveva una libertà scevra dai luoghi comuni, veleggiava altrove. Più in alto”. E anche lui nutre “la stessa ambizione. Volare”.
Renato ha fatto del suo Zero, credendo, inventando, sfidando, dimostrando, che anche il nulla può diventare sostanza, ed essere una scoppiettante cifra vincente.
Buon compleanno al giovane, unico, nuovo, rivoluzionario Renato, che ha trasformato persino lo zero, in uno straordinario e inimitabile numero di successo.

Antonietta Pezzullo

TAG: artista, concerto, palcoscenico
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