
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha licenziato il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton.
A dire il vero non è che chiaro se Bolton sia stato licenziato oppure se si sia dimesso spontaneamente. L’ormai ex consigliere ha infatti affermato di essersi dimesso inviando una breve lettera al presidente. Sta di fatto che John Bolton non è più il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
L’uscita di scena di Bolton giunge dopo settimane di accese discussioni e dissidi con il presidente. Bolton, un falco repubblicano considerato un guerrafondaio, non condivideva la posizione del presidente su vari dossier di politica estera, tra i quali Iran, Afghanistan, Corea del Nord e altri.
Insofferente nei confronti del dialogo e della diplomazia, Bolton si è opposto alla postura morbida assunta da Trump nei confronti dell’Iran e dei talebani. Il presidente si era detto favorevole ad incontrare i capi dei talebani a Camp David – la residenza del presidente americano nelle montagne del Maryland – per giungere a un accordo che avrebbe permesso agli Stati Uniti di ritirare parte del contingente militare che da quasi ventanni è impegnato in Afghanistan. Tuttavia, in seguito a un attentato terroristico talebano a Kabul che ha ucciso, tra gli altri, un soldato americano, l’idea dell’incontro di Camp David sembra sfumata.
Bolton, dal canto suo, si è sempre detto contrario a negoziare con i talebani. In ogni caso, il dissidio tra Bolton e Trump sul dossier Afghanistan è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I due, per esempio, erano in disaccordo anche sull’Iran. Nelle ultime settimane Trump si è mostrato possibilista in merito a un eventuale incontro di vertice con il presidente iraniano Hassan Rouhani, così da stemperare la tensione che da mesi tiene il Golfo Persico al centro dell’attenzione internazionale. Al contrario, Bolton è noto per la sua posizione intransigente nei confronti della Repubblica Islamica. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale auspica un cambio di regime a Teheran da effettuarsi attraverso la guerra. L’obiettivo sarebbe appunto quello di instaurare un regime politico favorevole agli Stati Uniti. Difatti, da quando è stata proclamata nel 1979, le relazioni tra la Repubblica Islamica e Washington sono pessime.
Bolton non approvava nemmeno i negoziati con la Corea del Nord, al momento giunti a un punto cieco. Il falco repubblicano era spesso in disaccordo con il segretario di Stato Mike Pompeo, quest’ultimo più in linea con le posizioni del presidente.
John Bolton è l’ennesimo funzionario di spicco dell’amministrazione Trump ad essere stato licenziato oppure ad essersi dimesso perché in forte disaccordo con la politica del presidente. I funzionari che hanno lasciato l’amministrazione del tycoon si contano a decine e tra i più importanti si segnalano l’ex segretario di Stato Rex Tillerson – sostituito nell’aprile 2018 dall’attuale Mike Pompeo – e l’ex segretario alla difesa James Mattis. Quest’ultimo si dimise lo scorso dicembre perché non condivideva la decisione del presidente di ritirare i duemila soldati americani presenti nel nord-est della Siria. A nove mesi dalla decisione di Trump, a dimostrazione della complessità e delicatezza della partita siriana, i soldati americani sono ancora sul campo.
Bolton è stato il terzo funzionario a ricoprire l’incarico di consigliere per la sicurezza nazionale nell’amministrazione Trump. Prima di lui Michael Flynn (gennaio-febbraio 2017) che lasciò l’incarico dopo appena 24 giorni perché coinvolto nello scandalo Russiagate ed Herbert Raymond McMaster (febbraio 2017-aprile 2018). Il presidente Trump ha rivelato che la prossima settimana deciderà chi sarà il successore di Bolton.