Voglio dirlo con chiarezza. La cosa più insopportabile è il silenzio imbarazzante della classe dirigente meridionale locale. Non si documenta, non legge, non fa sistema, parla di cose che non capisce e, soprattutto, ha sempre qualche miserevole briciola da elemosinare per sé (non per i suoi elettori) con cui barattare, in modo rassegnato, la cessione ai potentati di destra delle Regioni, Lombardia e Veneto, e di sinistra, dell’Emilia-Romagna, di quella cassa pubblica che appartiene (non è un regalo) alle donne e agli uomini del Mezzogiorno, almeno fino a quando l’Italia voglia essere considerata uno Stato unitario o federale che sia.
Questo giornale, e il suo direttore lo mette per iscritto, non è più disposto a sopportare neppure telefonicamente l’ennesima versione di benaltrismo di questo o quel cacicco di vecchi e nuovi partiti nelle terre del Sud, di questo o quello illuminato professore, filosofo, scienziato che ha sempre qualche progetto alternativo che farà la gioia dei suoi tre o quattro amici o, magari, anche qualche buonissima idea che mette a frutto il capitale umano straordinario dei nostri giovani talenti e delle nostre università, ma che è destinata a abortire al primo vento contrario per l’isolamento infrastrutturale a cui il Sud è stato condannato dalle mani rapaci dei ricchi del Nord nel silenzio complice di tutti.
Proviamo tenera comprensione per questi professionisti dei convegni e delle associazioni del Sud che si fanno insultare, senza alzare sopracciglio, dal potente di turno politico-mediatico del Nord che dice una palla al secondo senza mai essere interrotto dal conduttore in questo talk show pressoché unico della disinformazione dove non è più possibile neppure separare un numero dal commento, un fatto dalla opinione, una verità dall’interesse meschino di chi persegue la secessione dei ricchi con il più greve dei comportamenti dicendo falsità su falsità.