
Richieste di raccomandazioni all’attuale presidente del Senato Elisabetta Casellati e all’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini per essere nominato capo della procura di Ragusa: le rivolse, nel 2016, l’ex pm di Siracusa Giuseppe Longo – coinvolto nell’inchiesta sul mercato delle toghe e con un patteggiamento per corruzione – secondo quanto riferito da lui stesso in due interrogatori.
Longo ha raccontato ai magistrati di Messina e Perugia che lui, nella primavera del 2016, sia riuscito a incontrare la Casellati, allora potente membro del Csm in quota Forza Italia, e l’allora numero due di Palazzo Marescialli, esponente del PD. E che a entrambi chiese una raccomandazione per essere promosso a capo della procura di Ragusa.
Parlò con la Casellati della sua candidatura a Ragusa. Lei prese copia della domanda di Longo con i pareri di professionalità, aggiungendo che l’incontro avvenne nel bar fuori al Csm e che promesse esplicite non ne sono state fatte.
Secondo quanto afferma Longo, ha raccontato che all’appuntamento non andò da solo. Ma che fu accompagnato da un uomo assai vicino all’attuale presidente del Senato. Si tratta di Filippo Paradiso, un dirigente della polizia di Stato che ha rapporti di alto livello con il mondo della magistratura italiana con qualche guaio con la giustizia.
Oggi il poliziotto risulta indagato a Roma per traffico di influenze. Neppure Legnini assicurò alcunché. A lui e alla Casellati avrebbe parlato di Ragusa perché Gela era stata assegnata, ha riferito l’ex pm accusato di aver venduto – come lui stesso ha ammesso patteggiando una condanna a cinque anni di carcere – la sua funzione pubblica agli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore.