Una recentissima ricerca promossa da Dove , riporta che il 75% delle donne e ragazze italiane dichiara di avere una media o bassa autostima, facendo posizionare l’Italia penultima nella classifica dei Paesi coinvolti nella ricerca, in cui va peggio solo il Giappone. 8 donne su 10 evitano di partecipare ad eventi pubblici per paura di non apparire perfette e l’80% di donne e ragazze con una bassa considerazione del loro corpo non effettua i controlli clinici di routine, mettendo perciò a rischio la propria salute. Sono solo alcune delle evidenze emerse dalla ricerca “Beauty Confidence e Autostima”, realizzata in 17 Paesi europei ed extraeuropei tra i quali l’Italia.
Secondo William James, psicologo e filosofo americano di fine 800, l’autostima è il risultato scaturente dal confronto tra i traguardi che l’individuo ottiene realmente e le aspettative in merito ad essi.
Alcuni anni dopo Cooley e Mead definiscono l’autostima come un prodotto che scaturisce dalle interazioni con gli altri, che si crea durante il corso della vita come una valutazione riflessa di ciò che le altre persone pensano di noi. Infatti l’autostima di una persona non scaturisce esclusivamente da fattori interiori individuali, ma hanno una certa influenza anche il confronto che l’individuo fa, consapevolmente o no, con l’ambiente in cui vive. A costituire il processo di formazione dell’autostima vi sono due componenti: il sé reale e il sé ideale.
Il sé reale non è altro che una visione oggettiva delle proprie abilità; detto in termini più semplici corrisponde a ciò che noi realmente siamo.
Il sé ideale corrisponde a come l’individuo vorrebbe essere. L’autostima scaturisce per cui dai risultati delle nostre esperienze confrontati con le aspettative ideali. Maggiore sarà la discrepanza tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, minore sarà la stima di noi stessi.
Possedere un’alta autostima è il risultato di una limitata differenza tra il sé reale e il sé ideale. Significa saper riconoscere in maniera realistica di avere sia pregi che difetti, impegnarsi per migliorare le proprie debolezze, apprezzando i propri punti di forza. Tutto ciò enfatizza una maggiore apertura all’ambiente, una maggiore autonomia e una maggiore fiducia nelle proprie capacità.
Chi ha bassa autostima, al contrario, mostra scarsa fiducia nella propria persona e nelle proprie capacità; si sente spesso insicuro, non è in grado di contare su se stesso e manifesta diverse paure legate soprattutto alla propria percezione di inadeguatezza e incapacità.
Oggi sappiamo che l’autostima è un fattore dinamico, che varia nel tempo e subisce variazioni anche notevoli nel corso della vita.
Se una bassa autostima si dimostra un fattore di ostacolo nella vita di una persona, allo stesso modo un’autostima eccessiva può avere effetti deleteri.
Raggiungere una sana autostima si può?
La sana autostima è caratterizzata da una profonda conoscenza di se stessi, aiuta a mantenere i punti di forza ed a migliorare quelli di debolezza, promuove obiettivi stimolanti ma non eccessivi, spinge la persona al confronto con se stessa e con gli altri.
È importante anche sapere che tutti noi abbiamo delle convinzioni erronee su noi stessi, radicate dentro di noi da anni, sicuramente dalla nostra infanzia. Queste convinzioni, ossia pensieri forti o credenze, influenzano in negativo la nostra autostima e non ci permettono di evolverci verso una crescita personale.
Fermiamoci un attimo a riflettere su come voi stessi vedete la vostra autostima. Pronti?
Prendete carta e penna e cominciamo!
1. Quando si è formata?
2. È generalizzata? O riferita ad un campo specifico?
3. Siete sempre stati così oppure potete individuare un momento, un periodo o un evento specifico in seguito al quale avete perso la fiducia in voi stessi?
Facendo questo semplice ritorno al passato, potreste risalire a :
– Un momento nel tempo, ad esempio 5 anni fa
– Un evento, ad esempio la fine di una relazione
– Un intero periodo della vita, ad esempio gli anni universitari.
Proviamo ora ad andare ancora più a fondo, facendo insieme un piccolo esercizio di autovalutazione per comprendere come si è formata la nostra bassa autostima.
Ripensa alle tue esperienze infantili. Se, ad esempio, sei timido con gli estranei, chiediti se, da bambino, tu abbia mai avuto l’opportunità di parlare con gli adulti da pari a pari.
Se, invece hai difficoltà ad affrontare le persone, cerca di ricordare in che modo reagivano coloro che esercitavano un’autorità su di voi, se e quando provavate a ribellarvi.
Esaminate gli aspetti del vostro carattere che vedete come negativi, fate un elenco, e per ognuno di essi operate le riflessioni sopraelencate.
Scoprirete sicuramente che alcuni nostri tratti derivano dalle esperienze dell’infanzia e dell’adolescenza, ma ciò non significa che dobbiamo portarceli dietro nell’età adulta senza porci alcuna domanda. Anzi, metterli in questione, è il primo importante passo verso il cambiamento!
Scoprirete anche che molti effetti negativi della vostra scarsa autostima dipendono da circostanze esterne, ad esempio commenti e giudizi negativi in passato, espressi da persone a voi molto vicine. Se riuscirete a sviluppare una corazza che vi permetta di giudicarvi indipendentemente da ciò che pensano gli altri, allora comincerete a stare molto meglio.