Nessuno ci rimanga male, ma il 25 aprile è la Giornata mondiale del pinguino. Data in cui questi di uccelli marini dalla camminata goffa cominciano la migrazione verso nord.
Buondì Ne esistono 17 specie e tutte vivono nell’emisfero sud della terra: fra i ghiacci dell’Antartide sino alle acque della Nuova Zelanda, fra Africa australe e Sud America dove possono trovarsi ad affrontare anche alte temperature, fra Australia e Nuova Zelanda.
Il pinguino delle Galapagos è quello che vive più a nord di tutti, avendo oltrepassato l’equatore.
I pinguini sono infatti una specie da tutelare perché secondo gli esperti potrebbero estinguersi entro i prossimi dieci anni a causa dell’inquinamento, della riduzione di cibo e del cambiamento climatico accelerato dal comportamento umano.
L’esplosione della pesca industriale in Antartide, con pescherecci battenti bandiera norvegese, cinese e sudcoreana che operano sempre piu’ vicino alle coste per catturare krill, sta saccheggiando le riserve di questo piccolo gamberetto nei mari del Polo Sud, togliendo cibo a pinguini, come anche a foche e balene, avverte Greenpeace, che rinnova l’appello per istituire una rete globale di santuari marini, tra cui quello nell’Oceano Antartico, in grado di racchiudere il 30% dei mari mondiali entro il 2030.
Numerose le associazioni ambientaliste che cercano di reclutare seguaci e adesioni agli appelli e alle campagne lanciate anche a livello internazionale. I pinguini di (Pygoscelis adeliae) sono sopravvissuti in Antartide per quasi 45 mila anni, adattandosi alle espansioni delle ere glaciali e alle fluttuazioni nell’estensione del ghiaccio marino causate da millenni di cambiamenti climatici.
Oggi però una nuova ricerca della University of Delaware lancia l’allarme: nel XXI secolo condizioni climatiche mai sperimentate prima potrebbero mettere in pericolo la stessa esistenza di molte delle colonie di pinguini del continente.
Secondo lo studio, pubblicato su Scientific Reports e diretto dall’oceanografa Megan Cimino, fino al 60 per cento dell’attuale habitat dei pinguini di Adelia potrebbe diventare inospitale per le colonie. Il pinguino (più esattamente pigoscelide) di Adelia è una delle due specie di uccelli della famiglia dei pinguini diffusi in Antartide – l’altra è il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) – e abita l’intero territorio del continente.
Durante l’estate australe i pinguini fanno il nido sulla terraferma, per poi migrare in inverno fino al margine dei ghiacci marini, da dove possono tuffarsi per per alimentarsi in mare.
Esaminando sia informazioni raccolte sul campo sia immagini satellitari ad alta risoluzione, i ricercatori sono riusciti a ottenere dati sull’evoluzione delle colonie nel corso di 30 anni, dal 1981 al 2010, individuando i trend demografici in diversi siti del continente. Gli scienziati hanno riscontrato che a seconda del sito i trend cambiavano.
Alcune popolazioni, come quella costantemente monitorata stanziata vicino alla base di ricerca americana di Palmer Station, nel nord dell’Antartide, sono calate anche più dell’80 per cento. In altri siti la popolazione era stabile, e in alcuni persino in crescita.
Significativamente, molte delle colonie in declino sono stanziate in siti in cui, nel trentennio in esame, il clima è cambiato completamente, o comunque le temperature sono andate al di là delle medie registrate nei periodi precedenti.
I ricercatori hanno usato modelli statistici per tracciare il rapporto tra l’entità delle popolazioni e il clima, rappresentato dalla temperatura del mare alla superficie e dalla concentrazione del ghiaccio marino. Proiettando questi dati nel futuro, tenendo conto delle previsioni sui cambiamenti climatici, l’équipe ha formulato ipotesi sulla qualità dell’habitat dei pinguini alla fine di questo secolo.
Secondo gran parte degli studiosi, i cambiamenti climatici colpiranno i pinguini soprattutto da due punti di vista: la qualità e la disponibilità del cibo e le condizioni dell’ambiente in cui si riproducono.
Con il riscaldamento delle acque marine, i pinguini potrebbero avere meno prede da cacciare, e quindi essere costretti a modificare la loro dieta. “Le variazioni della temperatura del mare e dell’estensione dei ghiacci provocano cambiamenti nelle popolazioni delle prede, che siano pesci o krill”, spiega Cimino. “Il pesce è una fonte di alimentazione molto più nutriente, ma in alcune zone si è ridotto talmente che i pinguini sono ridotti a nutrirsi prevalentemente di krill”.