
Al culmine della preannunciata visita di Stato in Italia del presidente cinese Xi Jinping è stato firmato il memorandum d’intesa attraverso cui il nostro paese aderisce ufficialmente alla Belt and Road Iniative (Bri) lanciata dal governo cinese nel 2013.
L’Italia è il primo paese membro del G7 ad aderire ufficialmente all’iniziativa. Si tratta di un inequivocabile segnale politico che legittima e rafforza l’ambiziosissimo piano d’investimenti della Cina, fortemente osteggiato dagli Stati Uniti che vedono in esso uno strumento attraverso cui Pechino vuole mettere in discussione la supremazia globale americana, tentando di incrinare la relazione privilegiata tra le due sponde dell’Atlantico, ovvero il pilastro dell’ordine internazionale liberale.
Il memorandum, firmato ieri mattina nella cornice di Villa Madama, a Roma, non prevede solo l’adesione dell’Italia al cosiddetto progetto della nuova via della seta.
Scopo del memorandum è anche quello di aprire un nuovo capitolo delle relazioni tra Roma e Pechino. Un nuovo capitolo caratterizzato da un’inedita ed approfondita cooperazione in numerosi campi. In poche parole, la cooperazione in ambito infrastrutturale nella cornice della Bri è solo uno degli ambiti toccati dal memorandum.
Il punto è che quest’ultimo ambito è quello più significativo dal punto di vista politico. Per questo è stato così tanto chiacchierato nelle ultime settimane.
Il memorandum firmato ieri, che ricordiamo non è vincolante, comprende un totale di 29 accordi, di cui 19 ministeriali e 10 privati. I settori toccati vanno dall’agricoltura alla finanza, passando per l’energia, gli impianti siderurgici, i trasporti, il turismo e i cantieri navali. Il valore stimato degli accordi è pari a circa 7 miliardi di euro.
Nell’ambito della Bri, le autorità portuali di Trieste e Genova coopereranno con la China Communications Construction Company (Cccc), colosso della logistica e del trasporto marittimo.
Trieste e Genova diventeranno probabilmente i punti di arrivo della Via della Seta Marittima del XXI secolo, percorso marittimo della Bri, grazie alla loro posizione strategica vicina al centro dell’Europa.
Tra i 10 accordi tra privati spicca quello tra l’azienda friulana Danieli & C. Officine Meccaniche SpA e la cinese China Camc Engineering Co. che coopereranno nella costruzione di un impianto siderurgico in Azerbaigian dal valore stimato di 1 miliardo di euro.
Il memorandum d’intesa pone le basi per la definizione di partenariati strategici tra Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e la Bank of China e tra quest’ultima e l’Eni. Cdp, insieme a Snam, società attiva nella costruzione di metanodotti e nel trasporto e distribuzione di gas, approfondirà la cooperazione con il Silk Road Fund, uno dei fondi d’investimento del governo cinese utilizzato per finanziare i progetti della Bri.
Inoltre, Intesa Sanpaolo sbarcherà nel mercato finanziario cinese grazie a un’intesa con il governo municipale di Tsingtao, ricca città portuale situata nel nord-est della Cina.
Per quanto riguarda i 19 accordi ministeriali risalta quello tra i rispettivi ministeri dell’economia e delle finanze, i quali s’impegnano ad abolire la doppia imposizione fiscale tra Cina ed Italia.
Il ministero dello sviluppo economico italiano e il ministero del commercio cinese hanno firmato un’intesa per approfondire la cooperazione nel settore dell’e-commerce mentre i rispettivi ministeri degli affari esteri s’impegnano ad incrementare le consultazioni bilaterali.
Intesa raggiunta anche tra il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) e il ministero della scienza e della tecnologia della Repubblica Popolare per rafforzare la cooperazione nei campi della scienza della tecnologia e dell’innovazione.
Sempre in ambito culturale sono previsti un progetto di gemellaggio teso alla promozione, conservazione, valorizzazione e fruizione dei siti italiani e cinesi rientranti nei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco, un accordo di gemellaggio tra le città di Verona ed Hangzhou e la restituzione di 796 reperti archeologici cinesi. Sono stati siglati anche diversi accordi relativi all’agricoltura e ai controlli sanitari sui beni alimentari.
Dopo la cerimonia di firma del memorandum d’intesa, il presidente Xi Jinping ha lasciato Roma per Palermo, ultima tappa del suo viaggio in Italia, dove è stato accolto dal sindaco Leoluca Orlando e dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci
La prossima destinazione del viaggio europeo del presidente cinese è il principato di Monaco a cui seguirà la Francia. A Parigi Xi Jinping incontrerà il presidente Emmanuel Macron ma saranno presenti anche la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker.
Proprio l’Eliseo negli ultimi giorni ha criticato la decisione italiana di aderire unilateralmente al progetto cinese della nuova via della seta. Il presidente Macron ha segnalato i suoi timori al premier Conte in occasione del Consiglio Europeo tenutosi a Bruxelles nei giorni scorsi.
Macron, che considera la Cina un “rivale sistemico” dell’Ue, auspica maggiore coesione e collaborazione tra i paesi dell’Unione di fronte all’attivismo di una Cina che mai come adesso si sta dimostrando intenzionata ad aumentare la cooperazione economica e gli scambi con il Vecchio Continente.
L’Italia non è però il primo paese dell’Ue ad entrare nella Bri. Altri Stati membri, tra cui Portogallo, Grecia, Ungheria e Polonia hanno firmato il memorandum d’intesa prima di noi.
L’adesione dell’Italia al progetto della nuova via della seta e la firma di numerosi accordi decretano l’inizio di un nuovo capitolo nelle relazioni tra Roma e Pechino. Trieste e Genova aprono le porte agli investimenti infrastrutturali cinesi ma come ha saggiamente detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “la via della seta è a doppio senso”. Non dobbiamo permetterci di scordarci questo dettaglio per nulla secondario.
L’inizio di una nuova era delle relazioni italo-cinesi è una buona notizia, a patto che essa si fondi su due pilastri insostituibili: la reciprocità dei benefici e il rispetto delle regole europee.