Il “Cuore di Keats” sta a Roma, nella sua tomba e i suoi amici, e ne ebbe, capirono e scrissero quello che andava scritto, “Qui giace uno il cui nome venne scritto nell’acqua”.
Eppure, quell'”acqua” non fu tale, e nemmeno fu sabbia.
John Keats ora è considerato, senza se e senza ma, da noi anglisti il massimo poeta romantico inglese. Vorrei che un giorno anche i colleghi americanisti convenissero con me che Howard Phillips Lovecraft andrebbe considerato come una delle pochissime alte manifestazioni culturali americane, ossia mettere HPL al pari di Emerson, Thoreau e Melville. Questi quattro ha dato l’America con concetti veri, non altri.
Le “strade della Letteratura” non sono per noi scrittori percepibili; Svevo smise di scrivere per ben dieci anni, maledicendo il mondo, chiamandolo persino “ladro”, perché lo portava via dalla sua vita. Poi, scrisse “La coscienza di Zeno” e l’acqua divenne pietra.
Pirandello, alcun indugio mi ferma dal dire che fu il più grande scrittore del XX secolo, affermò: “La vita o la vivi o la scrivi”. Italo Calvino avrebbe apprezzato tale “Rapidità”; Pirandello ha detto tutto quello che andava detto in otto parole, che poi in Cina è il numero “magico” della vita stessa.