Domenica 30 Dicembre 2018 sarà una data da ricordare. Per la prima volta, dopo 80 anni dalla colonizzazione e 58 anni d’indipendenza fallita i congolesi si sono recati alle urne per votare sia il Presidente che il prossimo Parlamento. I comizi, rinviati più volte per i conflitti che attraversa il Paese Africano, sono stati organizzati dopo due anni dalla scadenza del secondo mandato dell’attuale Presidente Joseph Kabila.
I Candidati
“Chiedo ai miei connazionali di sfidare il maltempo per votare i propri candidati” sono state le parole di Kabila dopo aver votato nel collegio di Kinshasa. In un apparente sforzo per la democratizzazione del proprio Paese, il Presidente congolese ha deciso di non ricandidarsi nel rispetto del limite del doppio mandato imposto dalla Costituzione. Al suo posto è stato nominato come candidato l’ex Vice-Presidente Emmanuel Shadary.
D’altronde, la coalizione dell’opposizione Lumuka ha contato sulla leadership deputato Martin Fayululu. Conosciuto come imprenditore ed ex-dirigente di Exxon Mobile, Fayululu era stato arrestato per aver partecipato nelle manifestazioni dell’opposizione e nel Settembre 2016 è stato colpito da un proiettile di gomma durante la cruenta repressione esercitata dal regime di Kabila nei confronti dei dissidenti congolesi.
Martin Fayululu si è detto soddisfatto dei comizi qualificando come un “atto civico” l’esercizio del voto, negato in tante circostante ai cittadini del Congo. Secondo il Leader dell’opposizione, il singolo esercizio di votare “presuppone la fine di Kabila, la fine della miseria del Popolo congolese…”.
Allo stesso tempo, un’analoga fiducia si esprimeva dalla voce del candidato filo-governativo Shadary che si è detto fiducioso della vittoria aggiungendo inoltre “stasera sarò presidente della Repubblica”. Nonostante, la candidatura di Shadary è stata macchiata da qualche polemica, da un lato, per aver ordinato in prima persona la repressione contro gli oppositori alle quali l’UE ha reagito applicando delle sanzioni e, dall’altro, per qualche dichiarazione di eccessiva adulazione verso il presidente uscente Kabila lasciandosi percepire come un candidato fantoccio il cui eventuale mandato non sarebbe altro che il governo ombra dello stesso Kabila.
Irregolarità
Nonostante alcune irregolarità, le elezioni si sono svolte in calma. Tra le irregolarità, gli Osservatori hanno indicato dei problemi in almeno 1600 seggi elettorali nel Paese, almeno 846 tavoli elettorali sarebbero situati in luoghi vietati e quindi non imparziali, ad esempio, caserme e residenze private dove gli osservatori non sono potuti accedere.
Il Comitato Elettorale Nazionale Indipendente ha rinviato i comizi in almeno tre territori che raggruppano almeno 1,2 milioni di elettori. L’insicurezza, il riemergere dell’Ebola che ha lasciato almeno 360 morti in Kivu Nord e la violenza etnica che colpisce la città di Yumbi sono le cause principali che hanno motivato la sospensione dei comizi in questi territori che, tra l’altro, rappresentano una roccaforte dell’Opposizione.
Inoltre, almeno 1000 centri elettorali non sono stati aperti per carenze logistiche lasciando senza suffragio ad almeno 1.000.000 di votanti.
In mezzo al Conflitto
Le elezioni, che dovevano essere convocate nel Dicembre 2016 – allo scadere del secondo mandato di Kabila – erano stare sospese per “problemi tecnici”. L’ultimo rinvio è stato fatto la settimana scorsa, spostando i comizi dal 23 al 30 Dicembre data nella quale, finalmente, il Congo è riuscito a contare sull’esercizio del suffragio per decidere la propria transizione, questa volta, pacifica.
Nel frattempo le sfide che il prossimo governo dovrà affrontare si moltiplicano. Il conflitto ancora in corso ha già lasciato di oltre 5.000.000 di morti, i rifugiati espulsi dall’Angola tornano indietro e il riemergere dell’Ebola si aggiunge alla lista dei fattori che producono instabilità in un paese dove la violenza, l’ostilità e i colpi di mano sono all’ordine del giorno.