Uscirà presto anche in Italia (si spera) il film intitolato Brexit, che vedrà protagonista Benedict Cumberbatch (attore già conosciuto per la sua buona interpretazione del film targato Marvel/Disney, Doctor Strange).
La pellicola, che andrà in onda su HBO il 19 gennaio, tratterà i retroscena ed i momenti salienti della votazione referendaria tenutasi nel Regno Unito, durante la quale i cittadini British hanno dovuto scegliere se rimanere in Europa, oppure allontanarsi definitivamente dall’area euro.
Brexit con Benedict Cumberbatch narrerà le vicende delle persone coinvolte, le strategie adoperate dagli strateghi delle campagne pro Europa e contro Europa ed i risultati della Brexit sull’intero pianeta.
In Brexit, Cumberbatch interpreterà Dominic Cummings, principale fautore della parte Vota Leave; l’avversario politico Craig Oliver, invece, interpretato da Rory Kinnear, sarà il responsabile della comunicazione di David Cameron, e porterà avanti la tesi del Remain (restare in Europa, ndr).
Per vedere il trailer di Brexit (ancora in inglese), clicca QUI. La regia è affidata a Toby Haynes mentre la sceneggiatura ha avuto un contributo importante da parte di James Graham.
Quattro le grandi case produttrici che hanno dato l’ok alla produzione: HBO Films, BBC Studios, House Productions e Channel 4.
Alcuni esponenti politici della parte conservatore e governativa proposero un Referendum, da tenersi in UK, per decidere se il Regno Unito dovesse rimanere o meno in Europa. Non l’Europa geografica, ma l’Europa intesa come area Euro. Già i british erano rimasti fuori dall’adozione della moneta unica, ma sembrava che si fosse trovata una sorta di intesa ed una sorta di stabilità tra Regno Unito ed Europa.
Al referendum tenutosi il 23 giugno del 2016 ha vinto, seppur di pochissimo, l’opzione Leave (ovvero una risicata maggioranza dei votanti ha optato per l’uscita del Regno Unito dall’Europa), al che dopo pochi mesi è iniziata la trattativa del governo britannico con i vertici europei; questa trattativa era principalmente diretta a negoziare l’accordo (o trattato) che avrebbe definito le modalità di uscita del Regno Unito dall’Europa. E ancora non sembra essersi presa una via definitiva, sebbene l’art. 50 del TUE dichiari espressamente: “1. Ogni stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall’Unione 2. Lo stato membro che decide di recedere notifica tale intenzione al Consiglio Europeo. Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, l’Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l’Unione […]”.
Tuttavia (e qui sembra che nemmeno i vertici europei o lo stesso governo britannico abbiano le idee ben chiare), come afferma lo stesso articolo 50 del TUE, al paragrafo 3: “I Trattati (TFUE e TUE, ndr) cessano di essere applicabili allo Stato interessato a decorrere dalla data di entrata in vigore dell’accordo di recesso, o (leggere attentamente le parole seguenti, ndr) in mancanza di tale accordo, due anni dopo la notifica di cui al paragrafo 2 (vedi sopra, ndr), salvo che il Consiglio europeo, d’intesa con lo Stato membro interessato, decida all’unanimità di prorogare tale termine”.