“Ouais gilet jaune, ouais gilet jaune (Si, gilet giallo, si gilet giallo)
Macron démission (4 volte) (Macron dimissioni, 4 volte)
J’ai dit Macron démission – Allez démission! (Ho detto Macron dimissioni, su, dimissioni)
J’ai payé les taxes, c’est trop cher (Ho pagato le tasse, troppo care)
Faut cotiser par-ci, c’est trop cher (Bisogna versare contributi di qua, troppo cari)
Faut cotiser par là, c’est trop cher (Bisogna versare contributi di là, troppo cari)
Il y en a marre, il y en a marre (ras le bol) (Non ne possono più, davvero più)
J’vais manifester donc j’met mon (vado a manifestare, quindi mi metto il mio gilet giallo)
Les français en colère, c’est pas bon (I francesi arrabbiati, non va bene)
Ils bloquent les perifs, c’est pas bon (bloccano le periferie, non va bene)
À cause de la manif, c’est pas bon (per la manifestazione, non va bene)
C’est plus Emmanuel Macron (non è più Emmanuel Macron)
C’est Emmanuel t’est con, trop con (è Emmanuel sei un coglione, troppo coglione)
C’est Emmanuel t’est con (è Emmanuel sei un coglione)”.
Cavalcando il tentativo di annacquare le ragioni della protesta, ieri il governo ha concedesso una moratoria di un anno sull’aumento della tassa sui carburanti che avrebbe dovuto scattare il primo gennaio 2019. Ma le richieste dei Gilets Jaunes vanno ben oltre, e sono riassunte in 41 punti che vanno – per citarne alcune – dalla richiesta di un salario minimo di 1300 euro e pensioni non inferiori a 1200 euro, dal rifiuto di un sistema pensionistico di tipo contributivo alla richiesta di contratti a tempo indeterminato, dal diritto alla casa allo stop alla chiusura delle piccole linee di trasporto, da maggior benessere per gli anziani al blocco degli aumenti delle tasse e delle misure si austerity, da una dignitosa accoglienza per i richiedenti asilo al rimpatrio di coloro a cui l’asilo è stato negato.
Dalla prima manifestazione del 17 novembre, la protesta si è radicalizzata, soprattutto sugli Champs Elysées a Parigi: clima di guerra metropolitana, lacrimogeni, fumogeni, bombe carta, lancio di sampietrini diventi, auto incendiate, negozi saccheggiati, l’Arco di Trionfo vandalizzato, 4 morti e 788 feriti. Cecchini della Polizia francese sui tetti nei pressi dell’Eliseo, pronti a sparare. Pestaggi di manifestanti che hanno fatto il giro del web. Le immagini di un video di mediocre qualità che fanno intravedere un uomo mentre cade a terra a Place de l’Etoile. Non è stato accertato se si tratti di uno dei quattro morti o di un ferito, ma l’episodio è comunque gravissimo.
Il Primo Ministro Edouard Philippe sperava di chiuderla a tarallucci e vino congelando la tassa sui carburanti, ma si sbagliava di grosso. E se ne è già accorto. Per questo sabato 8 dicembre, quarta giornata di protesta nazionale dei Gilets Jaunes, è stato già previsto lo spiegamento di 65mila poliziotti in tutta la Francia e i deputati sono stati caldamente invitati a non farsi venire in mente di recarsi all’Assemblea Nazionale in quella giornata. E intanto, si sono già uniti alla protesta dei Gilets Jaunes anche gli studenti del Liceo, gli agricoltori, gli autotrasportatori, i guidatori delle ambulanze e i pompieri. Ogni categoria con le proprie rivendicazioni. Tutti accomunati da una richiesta, messa in musica da Kopp Johnson: “Macron, démission”. E che fa intanto, il Presidente Macron? Rifà la tappezzeria all’Eliseo. Costo della moquette: 300mila euro. Già che c’è, compra piatti e vassoi nuovi per 100mila euro. Non resta che rivolgergli un’altra volta la stessa domanda: Presidente Macron, maccheddavero?