Allo scoccare dell’undicesima ora, dell’undicesimo giorno, dell’undicesimo mese dell’anno 1918, un assordante silenzio si impose sull’Europa. Il Vecchio Continente era stato per più di quattro anni il cuore di una guerra globale che aveva generato le battaglie più cruente della storia dell’umanità, causando la morte di milioni di giovani uomini. Dopo più di quattro anni caratterizzati dal rumore insopportabile dei cannoni, dei fucili, delle mitragliatrici e delle grida dei soldati morenti, un silenzio innaturale s’impadronì dei martoriati campi di battaglia. La Germania, l’ultimo degli Imperi Centrali rimasti, firmò l’armistizio. La Prima Guerra Mondiale era finita. I popoli d’Europa scoppiarono in incontenibili festeggiamenti. L’incubo di quell’infinita e sanguinosa Grande Guerra era terminato.
Quando l’Austria-Ungheria dichiarò guerra al piccolo Regno di Serbia il 28 luglio 1914, nessuno si aspettava che quel conflitto armato sarebbe degenerato in una guerra mondiale della durata di quasi quattro anni e mezzo. Ma soprattutto nessuno si aspettava un bagno di sangue di quelle dimensioni. La Grande Guerra, non poteva essere chiamata altrimenti, causò circa 16 milioni di morti e decine di milioni di feriti, mutilati e traumatizzati a vita dagli orrori di quell’infernale conflitto. Quei quattro anni rivoluzionarono il mondo, e in particolare l’Europa. I residui dell’Antico Regime sopravvissuti al risorgimento dei popoli del XIX secolo, ovvero gli imperi Austro-Ungarico, Russo e Tedesco, furono spazzati via una volta per tutte e al loro posto nacquero numerosi Stati-nazione nell’area dell’Europa centro-orientale. A cavallo tra Asia ed Europa, il plurisecolare Impero Ottomano venne drasticamente ridimensionato e ridotto solo all’Anatolia e di fatto cessò pure lui di esistere. La cartina politica dell’Europa era stata rivoluzionata dalla guerra. Gli imperatori e le aristocrazie che le diedero inizio nel 1914 erano scomparsi. L’Europa venne bruscamente e violentemente catapultata del tutto nell’era contemporanea degli Stati-nazione, ma questa rivoluzione politica fu troppo drastica e veloce per non avere dei contraccolpi già nell’immediato.
La Prima Guerra Mondiale terminò alle ore 11 dell’11/11/1918 quando entrò in vigore l’armistizio di Compiègne firmato dalla Germania e dagli Alleati in un vagone ferroviario nel nord della Francia. Nel giro di un mese e mezzo tutti gli Imperi Centrali capitolarono. La Bulgaria fu la prima a cedere il 29 settembre. Il 30 ottobre fu la volta dell’Impero Ottomano, poi il 4 novembre toccò all’Impero Austro-Ungarico e infine, una settimana dopo, anche la Germania firmò l’armistizio che terminò definitivamente i sanguinosissimi combattimenti che si protraevano senza tregua dall’estate del 1914.
Ma l’11 novembre 1918 si concluse la Prima Guerra Mondiale. La guerra in sé continuò in diverse parti d’Europa e non solo, seppur con un’intensità minore rispetto al 1914-18. La dissoluzione dei tre imperi nell’Europa centro-orientale portò alla nascita di numerosi Stati-nazione che entrarono immediatamente in guerra tra loro per questioni politiche e di confine. Nel frattempo, la Russia intera era infiammata da una guerra civile che avrebbe causato milioni di morti coinvolgendo anche Ucraina, Bielorussia, paesi baltici e Polonia. Tra le diverse guerre che destabilizzarono l’Europa centro-orientale a cavallo degli anni ’10 e ’20 si ricorda la guerra sovietico-polacca che causò decine di migliaia di morti e portò i russi alle porte di Varsavia. Conflitti armati esplosero anche nelle aree del Vicino Oriente fino a pochi anni prima sotto il controllo dell’Impero Ottomano, dove le popolazioni locali si opposero all’imperialismo franco-britannico.
In Turchia, fra 1919 e 1922, i nazionalisti turchi guidati dal generale Mustafa Kemal combatterono un’aspra guerra per l’indipendenza del paese contro gli Alleati della Prima Guerra Mondiale, in particolare la Grecia, e pure questa guerra fece diverse migliaia di morti.
Ma nemmeno l’Europa occidentale fu esente da tensioni e violenze. La Germania, il paese più devastato dagli effetti della Grande Guerra, visse tra 1918 e 1919 un periodo di fortissima crisi economica, sociale e politica. Nel gennaio 1919 il tentativo rivoluzionario degli spartachisti di instaurare una repubblica comunista fu represso nel sangue e i leader del movimento, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, furono uccisi. Nemmeno nei paesi vincitori la situazione fu rosea. Lo sforzo bellico fu estremamente dispendioso ed essi si ritrovarono con un elevatissimo debito da saldare nei confronti degli Stati Uniti che divennero la prima nazione creditrice del mondo. Oltre al debito, sulle economie europee gravava la necessità di smobilitare milioni di soldati e riconvertire il settore industriale per adeguarlo alla produzione in tempo di pace. Su questo contesto di crisi economico-sociale aleggiava l’ombra pesante del successo del bolscevismo russo che diede vigore a tutti i partiti socialisti e comunisti dell’Europa occidentale. La situazione fu particolarmente critica in Italia. La crisi economico-sociale, le sollevazioni operaie del Biennio Rosso 1919-20 e la reazione squadrista dell’estrema destra, unite al risentimento nazionalista per la vittoria mutilata e alla debolezza delle istituzioni dello Stato liberale, crearono i presupposti per l’avvento al potere del fascismo nel 1922.
Contemporaneamente, il Regno Unito perse un pezzo. Nel 1919 l’Irlanda dichiarò l’indipendenza che tuttavia dovette essere guadagnata con il sangue versato nella lotta armata contro gli inglesi.
Come se tutti questi sconvolgimenti politici non bastassero, la cosiddetta influenza spagnola continuò a mietere milioni di morti in tutto il mondo anche dopo la fine della guerra mondiale.
Insomma, i mesi e gli anni successivi alla fine della Grande Guerra furono tutto meno che pacifici e tranquilli.
A cento anni esatti dalla sua fine, la Prima Guerra Mondiale diventa ufficialmente storia, poiché non esiste più nessuno che abbia vissuto in prima persona quegli anni terribili. Suona brutto dirlo, ma sono davvero tutti morti. Chi è sopravvissuto alla guerra non ha potuto nulla contro l’inevitabile scorrere del tempo e della vita. Questo fatto deve spingerci ulteriormente a tenere viva la fiamma della memoria. Non possiamo permetterci di dimenticare gli eventi più brutti della storia umana poiché in tal caso finiremmo forse per tornare a farci la guerra con la stessa leggerezza dei monarchi dell’Europa del 1914.
A cento anni esatti dalla fine di quell’immonda carneficina fermiamoci almeno per un attimo e cerchiamo di prendere consapevolezza della tragicità di quell’evento. Dovremo tenere viva per sempre la memoria della Grande Guerra. Dobbiamo farlo per noi stessi, per le generazioni future e per portare rispetto a quei milioni di ragazzi che perirono orribilmente nell’abisso più profondo dell’umanità.