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Giovani superconnessi, ma scollegati dal prossimo

| 29 Ottobre 2018 | IL FORMAT

Sempre con la testa chinata e tra le mani il cellulare. E’ la figura dei giovani di oggi, i “Superconnessi”, sempre più distaccati dalla realtà e dal prossimo. Lo psicoterapeuta Domenico Barrilà, autore del libro “I superconnessi, come la tecnologia influenza le menti dei nostri ragazzi e il nostro rapporto con loro” (URRA Feltrinelli), spiega all’Ansa che, “il problema parte dagli adulti, gli stessi che, pur lamentando l’uso eccessivo di smartphone e web dei propri figli, mostrano di non avere controllo sul loro rapporto con i dispositivi digitali. I figli imparano dai nostri comportamenti, non dalle parole, è impossibile portarli dove noi stessi non sappiamo arrivare – spiega Barrilà – dunque un genitore che utilizzi in modo immaturo gli strumenti digitali perde autorevolezza e lede le sue chance di correggere i figli. I giovani nell’ansia di voler essere costantemente ‘connessi’, trasferiscono il bisogno di “legami” – continua l’esperto. Quindi più che mettere sotto accusa le nuove tecnologie, dovremmo preoccuparci di munire i figli di solidi sentimenti comunitari.La Rete – precisa Barrilà- è un caso particolare di vita sociale, che rivela perfettamente, magari esasperandoli, gli orientamenti profondi dei nostri figli.

Dice chi siamo veramente. Sui social i ragazzi veicolano l’immagine che si sono fatti di sé, drammatizzano, come in una recita, ciò che credono di essere. Tuttavia in Rete si agisce senza investire il proprio volto, la propria corporeità, dunque in modo molto più disinibito, col rischio di smettere di rispettare la sensibilità e lo spazio altrui. Ma non serve “disconnettere” i figli dal mondo digitale, piuttosto, conclude, è ora di riappropriarsi della nostra responsabilità educativa favorendo in loro lo sviluppo dello spirito cooperativo per salvarli dagli eccessi”. Questo è l’aspetto sociologico, ma non va assulutamente dimenticato, quello medico. Sono anni che diverse associazioni composte da medici, scienziati e ricercatori, sottolineano il pericolo dei telefonini come strumenti dannosi per salute dell’uomo. Ma, come spesso capita per interessi economici e qualche volta per una eccessiva superficialità delle persone viene sottovaluta questo enorme pericolo. Un’altra ricerca lancia l’allarme a difesa della salute, che non lascia ombra di dubbio. L’incidenza dei tumori cerebrali maligni e aggressivi in Inghilterra è più che raddoppiata negli ultimi 10 anni: il tasso di casi di glioblastoma è salito da 2,4 a 5 ogni 100.000 persone tra il 1995 e il 2015, secondo uno studio pubblicato sul ‘Journal of Environmental and Public Health’.

E se i dati analizzati nella ricerca riflettono solo le statistiche e non fanno luce sul perché queste tendenze potrebbero essersi verificate, i ricercatori indicano alcuni possibili fattori che potrebbero aver avuto un ruolo: fra questi, l’uso del telefono cellulare. Anche la ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna, attraverso il Centro di ricerca sul cancro ‘Cesare Maltoni’ , parla chiaro: l’aumento delle patologie oncologiche è di circa l’1,4%, sia per i ripetitori che per i cellulari. Una crescita contenuta, ma se si pensa al numero di persone esposte, il numero di individui che rischiano di ammalarsi è elevato. Da qui gli appelli dei ricercatori. Da una parte all’industria perché, per quanto riguarda i telefonini, investa non solo nel miglioramento della tecnologia, ma anche in strumenti di salvaguardia.

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