
Ci sono elezioni che seppur di ambito locale sono utilizzate dai media come emblema della situazione politica nazionale ed oltre. E’ sicuramente questo il caso della consultazione elettorale svoltasi ieri nel Land tedesco della Baviera. Da settimane infatti la stampa tedesca ed internazionale ha attribuito al voto di domenica scorsa una valenza non solo simbolica ma capace di avere ricadute pratiche per il governo federale di Angela Merkel. I risultati non si sono fatti attendere.
Il responso delle urne della regione tedesca più ricca delinea ancor più fermamente il trend che sta attraversando l’Europa in lungo e in largo,con i relativi sintomi ed effetti. Come per esempio il crollo dei partiti di massa tradizionali, nello specifico la CSU e la SPD entrambi in discesa libera. Se per il partito di sinistra si può parlare di vera e propria crisi la CSU (partito gemello della CDU di governo) rimane ancora la forza maggioritaria ma,per la prima volta nella storia, non sarà in grado di esprimere una maggioranza parlamentare senza fare ricorso ad alleanze. Una vera e propria fase calante, dunque, quella che affligge gli eredi della tradizione novecentesca, il tutto a scapito dei nuovi arrivati sul panorama,siano essi di campo progressista o reazionario.
Come principale beneficiario di questa ascesa si collocano i Verdi, formazione presente da svariati anni in Germania, che, guidati da una giovane leader femminile, sono stati in grado più di chiunque altro di interpretare le nuove richieste di questa stagione politica. Questi , con il 17,5% delle preferenze, si attestano come secondo partito facendo registrare il miglior risultato della loro storia. Ai valori dell’ambientalismo e dello sviluppo sostenibile (principi ben radicati nella società tedesca) hanno saputo coniugare e rispondere alle nuove sfide che tutte le forze progressiste sono chiamate ad affrontare: in primis l’europeismo. Colpisce quindi vedere un partito così apertamente pro-Europa sfondare in tornate elettorali svolte in un clima di totale diffidenza verso l’Unione Europea. Dalla parte opposta dello spettro troviamo però una destra anch’essa in crescita e mai come ora radicale e xenofoba. Effetto, questo, causato dallo “sganciamento” ormai generalizzato dei partiti dall’ideologia del liberismo che per decenni ha inglobato gran parte di quella sponda politica. La perdita d’importanza dei partiti del centro-destra permette così alle nuove forze di non essere più costrette a gravitare intorno alla vecchia ancora centrista,fattore che permette lo sdoganamento di posizioni apertamente razziste e nostalgiche.
Appare così che quelle andate in scena in Baviera, lungi dall’essere semplici consultazioni regionali, sono solo l’ennesima e chiara dimostrazione del nuovo ciclo su cui la politica europea si sta incamminando. Espressione diretta,insomma, della nuova divisione.