Uno dei grandi temi affrontati dal nuovo governo Giallo-Verde, che in quest’ultimo periodo è alle prese con la scrittura del DEF (documento di economia e finanza), è la Flat tax (tassa piatta), fortemente voluta da Salvini e dal Centro-Destra. Ma la Flat tax salverà l’Italia?
La domanda che tutti gli italiani si stanno ponendo a cui molti economisti cercano di dare una risposta tra mille dubbi e perplessità è proprio questa. Di certo, è importante capire che non si tratta solo di una manovra economica volta ad abbassare la pressione fiscale del nostro Paese, bensì è un cambio di paradigma, l’introduzione di un nuovo principio sul quale poggerà la tassazione italiana.
Secondo l’art 53 della costituzione infatti: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Secondo la Costituzione, quindi, la tassazione in Italia deve essere progressiva cioè coloro che possiedono di più sono chiamati a contribuire più che proporzionalmente rispetto a coloro che hanno meno. E in particolare affinché questo sia possibile, vengono individuate diverse fasce di reddito con annessa aliquota.
Il principio che, invece, sta alla base della Flat tax è la tassazione proporzionale cioè tutti sono chiamati a contribuire allo stesso modo proporzionalmente ai propri redditi.
Es. Se Tizio guadagna 100 mila euro con una tassazione al 20% pagherebbe 20 mila euro di tasse; Se Caio guadagna 20 mila euro con una tassazione al 20% pagherebbe 4 mila euro.
Questo nuovo sistema fiscale apparentemente sembra più giusto ma in verità non tiene conto del c.d. principio di “decrescenza dell’utilità marginale”: dosi crescenti di un bene ne fanno man mano diminuire la sua utilità/necessità, quindi posso privarmene senza danno.
È proprio in base a questo principio che, attraverso la tassazione progressiva, avviene la prima redistribuzione delle ricchezze. In pratica, lo Stato annualmente incassa più o meno 17 miliardi in più (che provengono dalle casse dei più ricchi) che servono per porre in essere tutte le politiche sociali necessarie per prevenire la povertà e per supportare coloro che sono maggiormente in difficoltà. Si tratta di un patto sociale che basandosi sulla solidarietà supporta l’economia e previene l’indigenza di molti.
Chi infatti possiede un reddito alto, sopra un certo livello, è più propenso ad accumulare risparmio mentre coloro che possiedono redditi bassi sono propensi a consumarli interamente per necessità e quindi non riescono ad accumulare risparmi se non comunque molto esigui.
In periodi in cui l’economia va a gonfie vele, le criticità della Flat tax non si verranno a manifestare ma in periodi di depressione economica, la non progressività della tassazione porterà a non avere le risorse necessarie per supportare i più poveri e soprattutto l’intera economia.
Es. se Tizio guadagna 20 mila euro netti al mese, dopo aver effettuato i consumi, riuscirà a risparmiare una fetta cospicua del suo reddito; se Caio, invece, guadagna 1500 euro netti al mese, spenderà l’intero reddito in consumi con zero risparmi. In situazioni di crisi, Tizio potrà contare sempre sul suo risparmio per poter mantenere il proprio tenore di vita, mentre Caio resterà senza reddito e quindi in una situazione di estrema povertà. Se Caio resta senza reddito, i consumi aggregati diminuiscono e quindi anche le imprese saranno costrette a ridurre la produzione con conseguenti possibili licenziamenti che porteranno altri cittadini a ritrovarsi nella stessa condizione di Caio e quindi tutto ciò produrrebbe un circolo vizioso che non farebbe altro che alimentare la depressione economica.
È per questo motivo che la tassa piatta potrebbe diventare molto pericolosa per il nostro paese nel lungo periodo, soprattutto, se consideriamo la forte instabilità delle carriere odierne e il rapido mutamento del mercato del lavoro.
Molti imprenditori non ce la fanno più a pagare tasse troppo alte, come si fa?
Molti imprenditori lamentano la forte pressione fiscale del nostro Paese e benedicono la Flat tax senza considerare le criticità negative di questa manovra. In effetti, le imprese in Italia sono sovratassate e questo non è un aspetto di poco conto. Molte imprese sono costrette a chiudere e altre a delocalizzare in zone con una pressione fiscale più bassa con conseguenze catastrofiche per i lavoratori e per l’economia tutta dell’Italia.
È proprio per questo motivo che è necessario abbassare le tasse per le imprese in modo che i profitti incrementati possano essere reinvestiti nella stessa impresa per migliorarne la competitività, la produttività, la sicurezza e creare nuovi posti di lavoro.
Non bisogna quindi confondere queste esigenze imminenti con delle proposte dannose per il Paese e paradossalmente anche per le stesse imprese.
Non lasciamoci ingannare per il bene del nostro Paese e dei nostri figli!!!