Cinzia: “Amo la divulgazione psicologica in rete, lo trovo un modo molto utile di sostenere le persone nei momenti di difficoltà. Molti pazienti mi scrivono che si sono sentiti rassicurati solo dopo aver letto un mio articolo on line. Una risposta nel momento del bisogno, infatti, fa sentire la persona che sta attraversando un momento di difficoltà meno sola e dunque più tutelata”.
Cinzia: “Nel mio lavoro mi occupo di vari ambiti: dall’insegnamento, alle consulenze psicologiche on line per persone residenti fuori o all’estero, a tenere seminari sulla comunicazione, a sostenere donne e minori vittime di violenza. Ma l’ambito che mi affascina di più è la psico-oncologia, settore a cui mi sono dedicata per molti anni in vari ospedali”.
Cinzia: “Laura, una donna conosciuta in sala di rianimazione, mentre si avvicinava alla morte. Parlare con lei e con i suoi occhi che percepivano tutto, riuscire a tenere colloqui fissi con scambi molto profondi, contro il parere dei medici che sostenevano che quei pazienti non comprendessero più nulla, è stata una grande soddisfazione. Ho avuto l’onore di accompagnare molte persone in questo ultimo cammino, in condizioni fisiche davvero estreme, e ne sono davvero lusingata. Sentire la sofferenza altrui ed entrarci dentro, sostenere loro stessi e i loro familiari nell’accettarne la fine, dolcemente, è un’esperienza di crescita e di arricchimento”.
Cinzia: “La svolta, quella che consente di intraprendere un percorso di consapevolezza, inizia in momenti e modi diversi per ciascuno di noi. Imparare a riconoscere la propria ansia è un primo passo obbligato, ci permette di parlarne con gli altri senza vergogna, senza sentirci umiliati. Così anche gli altri rinunceranno ai loro preconcetti. Accettare non è rassegnarsi. Quando le persone mi raccontano del primo attacco di panico, che ricordano perfettamente, ricordano anche, cosa importantissima, il livello di stress a cui erano sottoposti in quel periodo. È fondamentale per le persone capire cosa può aver generato il primo attacco, capire il perché persone che fino a un attimo prima stavano bene, trovandosi in una situazione di forte stress, subiscono un attacco di panico. Quando capiscono che questo è accaduto, non perché erano fragili o perché soffrono di una qualche malattia, ma perché probabilmente sottoposti a situazioni stressanti – ma anche che la prima attivazione del panico si è verificata in seguito a uno stato di iperventilazione -, i pazienti cominciano a tranquillizzarsi. Questo permette loro di capire che è possibile uscirne”.
Cinzia: “Ci sono diversi esercizi di rilassamento che tutti possono seguire, specifici per ogni tipo di persona. Solo la pazienza e la costanza garantiscono i risultati. Già imparare a riconoscere l’iperventilazione, che altro non è se non una respirazione troppo rapida, con tutti i suoi sintomi: capogiri, intorpidimento e formicolio alle gambe e alle braccia, è un primo grande passo. Osservare e conoscere le nostre reazioni fisiche al panico significa non spaventarsi più quando insorgono i sintomi. Attenzione, però, a non prestare eccessiva attenzione al corpo e ad ogni minima trasformazione somatica. Molte di queste potrebbero essere sensazioni normali o prodotte da paure concrete. Consiglio a tutti di dedicare almeno 10 minuti, a fine giornata, a se stessi. Una musica rilassante di sottofondo, luci soffuse, una bella tisana a base di tiglio, Melissa e camomilla e la voce di un buon trainer di rilassamento, accompagnerà il nostro corpo verso un sano riposo!”.