
Sono due ragazzi minori di 14 anni gli autori degli insulti e delle esplosioni di alcuni colpi di pistola (a salve) nei confronti di un cittadino del Gambia, Buba Ceesay, 25 anni, avvenute la sera del 2 agosto a Vicofaro, quartiere di Pistoia. I due ragazzi alla fine hanno confessato, motivando quanto accaduto come un “momento goliardico, escludendo qualsiasi riconducibilità a motivi razziali o politici”.
E la goliardia è stato il motivo conduttore con cui i mass-media hanno divulgato la notizia, soprattutto dopo la confessione dei due giovani delinquenti perché, signori, se ci sono di mezzo dei minorenni, anche la violenza più ignobile diventa una goliardata.
Siccome il politicamente corretto a noi non piace, perché non ci piace essere manipolati attraverso il linguaggio alla deriva come invece vuole la moda (e suoi dettami) del politiccaly correct, noi invece preferiamo non parlare di atto goliardico ma di un grave episodio di violenza ossia di un vero e proprio atto delinquenziale, attuato da due ragazzi che, è vero, sono minorenni ma delinquenti restano, perché insultare e sparare (se a salve poco importa) resta un atto delinquenziale e chi lo attua è un delinquente; e non promette certo bene chi a tredici anni spara: ci chiediamo, dato che il cervello ce lo abbiamo, che tipo di mostro sarà diventato a vent’anni. Nessuno ha il diritto di sparare a nessuno, che sia gambiano, senegalese, italiano o francese, e se lo fanno due delinquenti di tredici anni, c’è poco da scherzare. A tredici anni si è in grado di discernere il bene dal male, quello che si fa e quello che non si fa e, pur sapendo di essere ripetitivi, siccome non amiamo le mode del linguaggio, classifichiamo i due minorenni di Pistoia come dei veri e propri delinquenti, pericolosi per la comunità e che quindi vanno puniti, ammesso che lo saranno: su questo dubitiamo molto perché, signori, le goliardate non conoscono punizioni, al massimo fai espiare la pena del cretinetto goliardico con un blando “non-esci-di-casa” o “niente-motorino-per-una-settimana”.
I due giovani si sono giustificati dicendo che si è trattato di una goliardata escludendo qualsiasi motivo razziale o politico, ripetono le testate giornalistiche. Ma il termine goliardia non l’hanno certo ripetuto questi due balordi, che non conoscono nemmeno l’esistenza ed il significato di questo termine: l’hanno detto semmai gli inquirenti nella ricostruzione dei fatti, e lo ripetono i media, quasi a voler minimizzare l’azione violenta dei due ragazzi che invece non deve essere ridotta a nessun minimo termine.
Escludendo qualsiasi motivo razziale o politico: si va di male in peggio, non si sa se piangere o ridere. Già, come se a questa età si possa avere un ideale politico….. E se, mettiamo il caso, i due scellerati avessero agito per “motivi politici?”. Non ci avrebbe creduto nessuno. Questa è la contraddizione in cui va cadere come un asino chi ragiona a pappagallo seguendo le mode del linguaggio politically correct.
Sorprendono poi le dichiarazioni del parroco di Vicofaro, don Massimo Biancalani, di cui è ospite il gambiano vittima dell’aggressione. Già nell’omelia di domenica don Biancalani aveva rassicurato i fedeli descrivendo il fatto come una “goliardata”, e continua don Biancalani, con parole che riportiamo evitando il più possibile esprimere commenti, data la loro stupidità:
“L’ho saputo, sono stati due ragazzini, poco più che bambini, e per loro ci sono tutte le attenuanti”. Dichiarazioni che suonano davvero curiose se fatte da chi i migranti li accoglie…. Dichiarazioni che fanno capire perché i ragazzi di oggi possono diventare delinquenti, dato che per loro ci sono “tutte le attenuanti”. E continua, don Massimo Biancalani con parole che fanno calare il latte: “Bisogna riflettere su un certo tipo di messaggio, xenofobo, razzista, che è passato coinvolgendo gli strati più popolari della società, arrivando a condizionare le coscienze dei giovanissimi” (…). I media e la politica devono essere più responsabili, certamente le parole usate da Salvini in questi anni sono state gravi. E’ stata data la stura a un cattivo sentimento, a tutti i livelli. Come prete e insegnante mi pongo la domanda se non siamo più in grado di strutturare le coscienze delle nostre popolazioni, se la scuola, la chiesa, le parrocchie, le famiglie riescano più a dare insegnamenti che facciano superare schemi antropologici pericolosi”.
Non merita alcun commento sciorinamento più demenziale. Diciamo soltanto che se il sistema educativo che passa per la famiglia e per la scuola oggi è arrivato allo sfascio, lo si deve a queste menti avariate ed ai loro “ragionamenti” che fanno acqua da tutte le parti, e dalla chiesa e dai cosiddetti preti impegnati nessuna condanna, dato che la chiesa facilmente si adegua al pensiero ed alle pedagogie bacate dell’era attuale. Noi continuiamo a sperare nella giustizia, in quella giustizia che guarda al fatto e se un fatto commesso non è conforme alle regole del diritto, va necessariamente punito.