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La Svizzera, il Bengodi per le mafie grazie ad una legislazione inesistente

| 25 Aprile 2018 | CRONACA

Siamo soliti guardare alla Confederazione Elvetica come ad uno Stato in cui tutto è perfetto e dove l’ordine e la legalità regnano sovrani. Il solo passare la frontiera rappresenta uno spartiacque, sembra di entrare in un altro mondo: strade in ordine, servizi efficienti, praticamente un paradiso. Anche la Svizzera però ha le sue pecche e, soprattutto, non vuole assolutamente cercare di migliorare e di stare al passo con i tempi. Come è noto, da oltre 40 anni, la Svizzera rappresenta il luogo privilegiato per le mafie per riciclare denaro, depositare i capitali e infiltrarsi nel tessuto economico. La terra elvetica si è resa conto dell’esistenza della mafia quando Giovanni Falcone si recava in Svizzera, tra Lugano e Zurigo, collaborando con il giudice Carla Del Ponte e il suo vice Claudio Lehmann, per ottenere le rogatorie riguardanti il riciclaggio di denaro sporco proveniente dalla Sicilia. Da allora nulla è cambiato oltre al confine italico, restano ancora ai tempi della pietra per quanto concerne il contrasto alla criminalità mafiosa…

Sembra proprio che la legislazione Svizzera non voglia aprire gli occhi e continua a ribadire che l’art. 260ter del codice penale è perfetto così e non necessita alcuna modifica: “Chiunque partecipa ad una organizzazione che tiene segreti la struttura e i suoi componenti e che ha lo scopo di commettere atti di violenza criminali o di arricchirsi con mezzi criminali, chiunque sostiene tale organizzazione nella sua attività criminale, è punito con una pena detentiva sino a 5 anni o con una pena pecuniaria”. Questo è il massimo della pena per i mafiosi in Svizzera. Una pacchia non certo come il 416bis del codice penale italiano. Un articolo lacunoso con un contenuto indefinito e così, ogni anno, molti imputati la fanno franca e vengono assolti.

Non esiste il reato di associazione mafiosa in Svizzera e la mafia ci sguazza a volontà: solo la ‘ndrangheta ha un giro d’affari di 44 miliardi di euro. Diventa difficile anche ammettere l’esistenza della mafia per gli svizzeri; già è meglio tapparsi gli occhi perché, ciò che conta in un paese che vive grazie alle banche, è permettere ai capitali da qualsiasi provenienza essi arrivano, di circolare ed essere reinvestiti in assoluta tranquillità. Come esiste una assoluta mancanza di una legislazione specifica, così non esistono nuclei specializzati in grado di trattare il fenomeno e tutto ciò rende ancor di più la Svizzera un’isola felice per le mafie.

Le zone di confine italiani, la zona del lago Maggiore, lago di Como e Campione d’Italia, sono zone di passaggio per le cosche che non trovano alcuna difficoltà nel far entrare in territorio svizzero i loro guadagni illeciti; ecco perché sono parecchio colonizzate dai clan mafiosi. La mafia sta erodendo il tessuto economico svizzero, ma manca la volontà politica di contrastare il fenomeno mafioso. Quando si oltrepassa il confine e si tocca il suolo elvetico, non pensate che tutto sia più bello e migliore del nostro paese; almeno in Italia, grazie ad anni di contrasto e all’apporto fondamentale di uomini valorosi ed onesti, la legislazione è cambiata.

La Svizzera, per una volta, ha molto da imparare dall’Italia, ma non vuole imparare e continua a non voler vedere.

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