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L’omicidio di Gianni Versace: indagini frettolose e un uomo innocente in carcere

| 12 Aprile 2018 | CRONACA

A tutt’oggi i motivi della morte di Gianni Versace noto stilista ucciso a Miami Beach in 5 luglio 1997, sono ancora avvolti nel mistero. Ucciso con due colpi di pistola alla testa, davanti alla sua villa Casa Casuarina acquistata per 10 milioni di dollari. L’omicida, Andrew Cunanan, viene rinvenuto cadavere il 23 luglio 1997 all’interno di una casa galleggiante di proprietà di Torsten Reinick un porno-imprenditore di Las Vegas. Si toglie la vita sparandosi alla testa con una calibro 40, un’arma molto potente.

Un suicidio all’apparenza perfetto con molti dubbi mai fugati anche perché, sia il corpo di Versace che quello di Cunanan, sono stati frettosolamente cremati. Dal 5 luglio al 23 luglio Cunanan avrebbe avuto tutto il tempo di fuggire altrove, invece gravitava ancora a Miami; come mai si rifugia proprio in una casa galleggiante priva di vie di fuga resta un mistero… Il suo corpo viene rinvenuto al piano superiore, in una ripostiglio e non nel confort del piano inferiore.

L’arma con la quale si sarebbe tolto la vita è una Taurus calibro 40: un’arma estremamente potente, che diventa devastante quando si riceve un colpo a distanza ravvicinata. Sembra strano quindi, che le tracce di sangue rinvenute fossero circoscritte al materasso ed alla testata del letto. Il volto di Cunanan era intatto e presentava solo un foro di proiettile vicino all’orecchio sinistro. Sul luogo del delitto sono stati rinvenuti dei reperti mai volutamente analizzati dalla polizia scientifica: una spazzola con capelli biondi, una cuffia di plastica, un asciugamano ed un colorante.

Il cadavere è stato rinvenuto dal nucleo speciale di intervento alle ore 20:20, ma la comunicazione ai superiori avvenne 48 minuti dopo alle ore 21.08. Cosa accadde in quei 38 minuti?Uno strano suicidio con indagini frettolose che hanno attirato l’attenzione di Chico Forti il quale non crede alla versione del suicidio ed ipotizza che Cunanan fosse stato ucciso altrove e poi fatto rinvenire cadavere nella casa galleggiante. Il caso Versace venne chiuso dalla polizia di Miami come un omicidio-suicidio senza un perché.

Troppe lacune, meglio far calare il silenzio su questa vicenda. Invece, anni dopo, il pentito della ‘ndrangheta Giuseppe Di Bella, detto “il Buscetta della ‘ndrangheta” luogotenente di Franco Coco Trovato, fornisce una versione differente ai giornalisti Nuzzi ed Antonelli, rivelazioni contenute nel libro Metastasi. Secondo Di Bella, la ‘ndrangheta aveva in pugno Versace e forniva alla famiglia Versace la droga. Inoltre lo stilista aveva rapporti diretti con Paolo De Stefano, il quale diceva che “aveva Versace tra le mani”; quindi Di Bella suppone un omicidio su commissione per problemi di debiti.

Ovviamente la famiglia Versace ha sempre smentito questa ipotesi ed ha sempre negato ogni coinvolgimento con esponenti della mafia calabrese. Di questa vicenda a tinte gialle rimangono due morti, le quali cause non sono mai state approfondite, e un innocente in carcere, Chico Forti, incastrato dagli stessi investigatori che hanno operato nel caso Versace.

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