
“Mike Pompeo, Direttore della Cia, diventerà il nuovo Segretario di Stato. Farà un fantastico lavoro! Grazie a Rex Tillerson per il suo servizio! Gina Haspel diventerà la nuova Direttrice della Cia, e sarà la prima donna a ricoprire tale carica. Congratulazioni a tutti!”
Il presidente Trump ha annunciato il licenziamento del segretario di stato Rex Tillerson come solo lui può essere degno di fare…con un tweet. Certo non dev’essere particolarmente piacevole scoprire di essere stati licenziati vedendo un post che il tuo capo ha pubblicato su un social network proprio mentre stai tornando da un estenuante viaggio di lavoro dall’altra parte del mondo. Tillerson era di ritorno dall’Africa quando Trump ha pubblicato sul suo profilo il tweet in cui ne annunciava il licenziamento.
Di solito quando c’è da licenziare qualcuno, lo sventurato di turno viene chiamato nell’ufficio del titolare e questi gli dà la triste notizia. Oppure a questi livelli si fa una dichiarazione, scritta o a voce davanti alla stampa, magari congiunta. Ma quando il tuo capo si chiama Donald Trump…beh, non si possono avere grandi pretese.
Ironia a parte, Tillerson è l’ennesimo funzionario che abbandona l’amministrazione Trump. Sono ben venti in tutto, tra dimissionari e licenziati, ad avere lasciato la Casa Bianca. Ciò è la palese manifestazione di un’amministrazione nel pallone e preda della confusione totale. Già la scorsa settimana Gary Cohn, il consigliere per l’economia, rassegnò le sue dimissioni a causa del disaccordo con il presidente circa i nuovi super dazi su alluminio e acciaio. D’altro canto considerando il carattere di Trump ciò non sorprende. Il tycoon è un pallone gonfiato presuntuoso e convinto di essere il migliore di tutti. Mediazione e compromesso sono vocaboli fondamentali dell’attività politica ma Trump non conosce il significato di queste parole, anzi considerando la sua ignoranza ( “il Belgio è una bellissima città”) probabilmente non ne conosce nemmeno l’esistenza. Potrebbe agire diversamente un personaggio con un carattere come quello di Trump? Sinceramente no. Convinto com’è delle sue capacità, quando qualcuno ha un’opinione diversa dalla sua Trump semplicemente la ignora, anzi la considera una scocciatura.
Ma Tillerson non era un funzionario qualunque. Egli infatti era il segretario di stato che è uno dei quattro membri più importanti del gabinetto presidenziale assieme ai segretari di tesoro e difesa e al procuratore generale degli Stati Uniti. Il compito principale del segretario di stato è quello di guidare e coordinare la politica estera del governo federale. Le sue funzioni sono assimilabili a quelle di un ministro degli esteri. Si tratta quindi di una delle figure chiave dell’amministrazione americana.
Avanti un altro allora. Mike Pompeo, italo-americano (sua nonna paterna nacque a Caramanico Terme in provincia di Pescara), già deputato rappresentante dello stato del Kansas, lascia l’incarico di direttore della Cia che ricopriva dal novembre 2016 per diventare il nuovo segretario di stato. Pompeo fa parte del Tea Party, l’ala ultraconservatrice del partito repubblicano, e condivide i metodi irruenti e poco diplomatici del presidente Trump. Tra i due c’è sintonia su vari dossier internazionali, tra cui il patto sul nucleare iraniano: Pompeo, come Trump, vorrebbe che gli Stati Uniti uscissero dall’accordo mentre Tillerson era favorevole al mantenimento dell’intesa. Questo fu uno dei terreni di scontro tra il presidente e l’ex capo del dipartimento di stato.
Con Tillerson segretario di stato gli Stati Uniti hanno tenuto un profilo cauto e conciliante in politica estera, nonostante i toni sempre accesi di Trump. Insomma Tillerson era caratterialmente diverso dal presidente, più diplomatico e meno arrembante. Pompeo d’altro canto è più irruento del suo predecessore, concorda maggiormente con il presidente su varie questioni e tra i due pare esserci un buon rapporto personale. La coppia Trump-Pompeo potrebbe riservarci guai in futuro, ma chissà quanto durerà.