
Quando nel 2013 Alessia Morani, avvocato urbinate non ancora quarantenne, è entrata in Parlamento – forte non solo di qualche posto in C.d.A. pesaresi e di un paio di esperienze negli assessorati della sua provincia, ma anche dell’aver diviso il medesimo appartamento con Lady-like Moretti – a colpire l’immaginario collettivo sono stati la velocità con cui fu cooptata da Renzi nella segreteria PD (come responsabile giustizia) e un fantastico tatuaggio al piede sinistro, esibito con disinvoltura sopra le décolleté.
Ma ad Alessia Morani questo ruolo un po’ fashion stava evidentemente stretto, così che si è ingegnata per emergere per ben altre gesta. Le baruffe con i deputati grillini certo, ma anche, e soprattutto, le gaffe da Maria Antonietta rediviva.
La più famosa risale ad aprile 2014, quando, durante un noto talk show televisivo, la nostra eroina – in risposta al solito pentastellato secondo cui il Movimento avrebbe sostituito il Partiti Comunista nella rappresentanza di ceti popolari e “gente comune” – tira fuori il carico da undici: “non è un ufficio del lavoro, il Parlamento, evidentemente chi è a reddito zero non è che nella vita precedente abbia combinato granché!”. Non contenta di una siffatta perla di saggezza, decide di rispondere su Facebook ai commenti furenti di chi – non certo per colpa sua – il lavoro proprio non lo trova. La toppa, va da sé, è di gran lunga peggiore del buco: “la frase che mi viene (strumentalmente) attribuita in vari modi sui social… era riferita ai parlamentari e non ai tanti giovani che sono purtroppo senza lavoro… Ciò che, invece, intendevo dire è che il gruppo dirigente italiano, di cui i parlamentari sono una delle massime espressioni, dovrebbe, secondo la mia modesta opinione, avere competenze ed esperienze politiche o professionali che, in moltissimi casi (naturalmente non in tutti), derivano da ciò che una persona ha fatto o rappresentato nella vita precedente all’incarico parlamentare…”.
Alessia Morani vive evidentemente in un mondo in cui, se hai competenze, immediatamente lavori e, quando lavori, sei pure adeguatamente pagato. Oppure, in uno in cui questa cosa capita effettivamente ad alcuni privilegiati, i soli che debbano, o possano, fare politica. Tipo Italia dell’Ottocento, per dire.
Ma il bello di Alessia è che non lascia mai, anzi raddoppia. Circa un annetto fa, sempre in un talk show televisivo (non che anche Renzi brilli per scaltrezza, si direbbe), mette in mostra tutte le sue enormi competenze giuridiche: “esiste uno strumento che conosciamo poco, che è fatto apposta per gli anziani proprietari di casa che percepiscono pensioni basse, che si chiama prestito vitalizio ipotecario“. In altri termini: se sei vecchio e con la pensione non ci arrivi a fine mese, vendi – in cambio di un assegnetto mensile – la casa a una banca, invece di lasciarla ai nipoti.
Quanto a vicinanza con i ceti popolari, se la gioca con la De Micheli (quella della Circolare, più o meno fraintesa che fosse, dei finanziamenti per pagare le imposte) e con Pina Picierno (quella che con 80 Euro ci faceva la spesa per due settimane). E per ribadire il concetto, si è fatta immortalare in procinto di prendere il treno di Renzi, camicetta verde di seta (perfetto pendant degli occhi) e borsa megagalattica di Prada al braccio.
Sì, perché Alessia Morani il popolo, proprio, lo odia. Tanto da prendersela recentemente anche con Luca Marsella, di Casa Pound, reo di aver messo propri volantini elettorali dentro alcuni pacchi alimentari consegnati a famiglie indigenti di Ostia. “Ho depositato una interrogazione al Ministero degli Interni in cui dico chiaramente che la consegna di pacchi alimentari da parte di Casapound a Ostia è corruzione elettorale. Mi auguro che anche la Magistratura intervenga“, ci fa sapere indignata via Twitter. Che poi il problema non è tanto che un avvocato non sappia riconoscere nel caso di specie la plateale mancanza – oltre che dell’elemento psicologico – anche degli stessi elementi costitutivi della fattispecie astratta del reato ipotizzato (tanto da far addirittura dubitare che una dichiarazione del genere possa integrare gli estremi della calunnia), quanto piuttosto che un politico possa ritenere un reato il fatto stesso che un altro politico si interessi del benessere degli umili. Perché questo indigna Alessia Morani (e Vladimir Luxuria): che qualcuno ritenga che, per fare politica, al limite anche solo per essere votato, si debba stare vicini a chi è in difficoltà.
Certo, non facile da capire, per chi si gingilla col registro delle lobby…